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Cronaca

Dolce e Gabbana, il processo per evasione fiscale dei due stilisti

I pm di Milano, Gaetano Ruta e Laura Pedio, hanno contestato ai due stilisti un'evasione di circa 416 milioni di euro a testa

Gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, imputati a Milano assieme ad altre 5 persone per una presunta evasione fiscale da circa 1 miliardo di euro, non chiederanno che venga dichiarata la prescrizione della parte 'principale' delle accuse, relativa a circa 800 milioni di euro contestati, come avrebbero la possibilità di fare dalla prossima udienza del 3 maggio. Lo ha spiegato il loro legale, l'avvocato Massimo Dinoia, precisando che puntano alla "assoluzione nel merito".

I pm di Milano, Gaetano Ruta e Laura Pedio, hanno contestato ai due stilisti un'evasione di circa 416 milioni di euro a testa (reato di dichiarazione infedele dei redditi), a cui vanno a sommarsi altri 200 milioni di euro di presunto imponibile evaso in relazione alla società 'Gado' (reato di omessa dichiarazione). A fine aprile, però, scatterà la prescrizione per l'accusa 'piu' pesanté contestata ai due creatori del marchio, quella di dichiarazione infedele. Dalla prossima udienza, fissata per il 3 maggio, i due stilisti avrebbero dunque la possibilità di chiedere al giudice della seconda sezione penale di dichiarare il reato prescritto. "Non lo faremo - ha chiarito l'avvocato Dinoia - perché meritiamo l'assoluzione e lotteremo per averla".

Secondo la ricostruzione dell'accusa (le indagini erano nate nel 2007 dopo una verifica fiscale), la multinazionale della moda 'made in Italy' avrebbe creato nel 2004 la 'Gado', 'scatola' di diritto lussemburghese, che risultava essere la proprietaria di due marchi del gruppo e che di fatto veniva gestita in Italia. E proprio tramite questa 'esterovestizione', secondo la Procura, i proventi derivanti dallo sfruttamento dei marchi venivano tassati in Lussemburgo e non in Italia, non versando così il dovuto al fisco italiano.

Dolce e Gabbana avevano, però, già ottenuto un'assoluzione il primo aprile del 2011 da parte del gup milanese Simone Luerti, "perché il fatto non sussiste". Poi il 23 novembre 2011, dopo il ricorso dei pm, la Cassazione aveva annullato il proscioglimento dai reati fiscali, confermando invece solo l'assoluzione dall'accusa di truffa, che era caduta definitivamente. Il gup Giuseppe Gennari ha poi disposto "la citazione diretta a giudizio" per i due fondatori della multinazionale della moda e per gli altri imputati per i reati fiscali e si è arrivati al processo. Il 3 maggio dovrebbe chiudersi l'istruttoria dibattimentale e poi il 15 maggio potrebbero prendere la parola i pm per la requisitoria. Fissata udienza anche per il 29 maggio.

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