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Cronaca Lorenteggio / Viale San Gimignano

"Un atto di terrorismo contro la comunità". Paura per gli ebrei a Milano. Telefonata di Alfano

Si respira paura e sgomento nel quartiere Lorenteggio. Dopo la riunione in prefettura, per gli obiettivi sensibili ebrei a Milano verranno rinforzati i controlli. Alfano chiama la comunità ed esprime la propria vicinanza

All'indomani dell'aggressione contro Nathan Graff, israeliano, genero del rabbino di origine afgana, Hetzkia Levi, la vita prosegue come sempre nella zona ebraica del quartiere Lorenteggio. Almeno è questo lo sforzo dei tantissimi membri della comunità che risiedono nelle strade intorno alla "Casa di studi ebraici, David Schaumann", tra via Arzaga e via Sally Mayer.

La preoccupazione, però, è nell'aria. Per tutta la giornata di venerdì, i militari dell'Esercito italiano che di solito sostano di fronte alla scuola sono accompagnati da diversi agenti di polizia. Le volanti passano di continuo e i poliziotti 'scrutano' i passanti. Nel quartiere c'è un via vai, insolito, di giornalisti armati di telecamere e microfoni. 

La scuola ebraica di zona Lorenteggio (Foto di S. Mesa Paniagua)

In questo pomeriggio 'diverso', proprio di fronte al civico 14 di viale San Gimignano, dove si è consumata la violenza, MilanoToday incontra i presidenti della comunità ebraica di Milano, Milo Hasbani e Raffaele Besso. "Siamo stati questa mattina in prefettura - racconta Hasbani - dove è stata convocato con urgenza il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. Le autorità volevano discutere con noi sull'attuale livello di controllo. Ed è stato deciso d'intensificare la vigilanza agli obiettivi sensibili. A Milano ci sono diverse sinagoghe e tre scuole".

Gli chiediamo se pensano si sia trattato di un agguato. "Non è stato un agguato - risponde - ma probabilmente un atto di terrorismo contro la comunità". Quindi crede che ci sia dietro un motivo religioso? Aggiungiamo. "Sì, motivi religiosi", afferma. 

La sinagoga di via Guastalla (foto di S. Mesa Paniagua)

La nostra chiacchierata a tre viene interrotta da una telefonata sul cellulare di Besso. E' qualcuno da Roma, è insieme al ministro dell'Interno Angelino Alfano che vuole sentire i co-presidenti. I due, allora, si allontanano un attimo e attivano il vivavoce per la call-conference improvvisata.

Il ministro esprime la solidarietà sua e da parte del Governo agli ebrei milanesi. E, dopo essersi informato sulle condizioni della vittima, spiega che la vicinanza del dicastero vuole essere concreta e che la sicurezza resta una priorità. Infine, Alfano, invita la comunità ebraica a proseguire nel dialogo con le autorità, proprio per migliorare i dispositivi di sicurezza messi in atto.

Dopo la conversazione con Roma, è Besso a dirci che "la comunità è vicina alla famiglia del giovane aggredito" e che, "anche se si tratta dell'episodio più grave mai registrato a Milano, si confida che sia stato di un fatto isolato". Un pensiero che qui, in una comunità mai colpita da problemi seri di antisemitismo, sperano tutti.

Intanto, Graff sarebbe fuori pericolo e in grado di parlare, anche se resta in ospedale. La procura di Milano ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di tentato omicidio ma, per il momento, senza contestare l'aggravante dell'odio razziale: troppo presto, per i pm, per ipotizzare un movente. L'indagine dirà il resto. Solidarietà unanime dal mondo politico e religioso. La diocesi della chiesa cattolica, ma anche gli islamici della Casa della cultura di via Padova e le chiese evangeliche milanesi si sono strette intorno alla comunità ebraica cittadina.

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