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Cronaca Chinatown / Via Giovanni Battista Bertini

Spaccio, estorsioni, prostituzione: gang di cinesi sgominata a Milano

La gang era capeggiata da un 25enne già in carcere, che dieci anni fa era stato condannato per omicidio. Tutti i dettagli dell'operazione

Estorsioni in grande stile, sfruttamento della prostituzione e spaccio di droga nei locali notturni della zona di via Paolo Sarpi. La gang sgominata dalla polizia si occupava, a tutto tondo, di questi "comparti" criminali. Il capo è un 25enne, DongHang Zhao, detto "A Dong", con uno spessore ben più grave della sua giovane età: tanto per dire, ha un precedente per omicidio che risale a quando aveva 15 anni, quando - insieme ad altri - rapinò il ristorante La Cascata di Sesto San Giovanni e uccise a coltellate il titolare.

"A Dong" era il capo di una gang ormai sedimentata, nonostante la giovane età dei suoi componenti. Di recente la banda si era scontrata più volte con un sodalizio rivale, composto da persone ancora più giovani, che voleva evidentemente "prenderne il posto" o quantomeno spartirsi la "piazza" delle attività criminali. Praticamente tutta la comunità cinese di Milano conosceva "A Dong" come un malavitoso che "gestiva" alcuni giovani ai suoi servizi. Diversi i negozi di "Chinatown" che avevano subito estorsioni dalla gang.

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Gli indagati sono in tutto undici: due di questi, un uomo e una donna, sono tuttora latitanti. Altri erano già in carcere. In cinque sono stati materialmente arrestati il 20 settembre. Sequestrate anche tre "katane", oltre a 26 mila euro di chiara provenienza illecita.

Primo teatro dello scontro tra le gang, via Bertini. Al civico 17 c'è un centro massaggi, il Thai Palace. Un centro piuttosto famoso in città e diverso dall'ordinario: ricercato e di grandi proporzioni. Al civico 18 ne viene aperto un altro, proprio di fronte. Dettaglio che emergerà dalle indagini: "A Dong" è socio del Thai, anche se non lo sa nessuno. Tutti però sanno che la titolare del centro è legata alla gang, anche se non ne fa direttamente parte. Per cui, il giorno prima dell'inaugurazione, l'avvertimento: vetrina rotta. Ma quelli del nuovo centro - che si fanno a loro volta "proteggere" dai rivali di "A Dong" - decidono lo stesso di aprire. Pochi giorni dopo ne segue la devastazione dei locali, con la minaccia: o chiudete o sarà ancora peggio. Il titolare del centro devastato decide di parlare con la polizia e partono le indagini. Che non a caso vengono denominate "AnMo Dian", letteralmente negozio di massaggi.

A "Chinatown" cresce la tensione tra le due gang, perché i rivali non hanno intenzione di acquietarsi. Così, a febbraio 2015, ci scappa il morto. Un karaoke di via Signorelli è il teatro di questo episodio: le due gang si incontrano mentre quella di "A Dong" sta festeggiando un compleanno. Ben presto scatta la lite. A rimetterci è proprio il festeggiato, un 36enne, che cade sotto i colpi di pistola (insieme ad un cugino del capo) e muore in ospedale. I due killer fuggono (uno a Prato, l'altro a Verona) ma vengono ben presto arrestati. Pochi mesi dopo vengono arrestate anche altre persone di questa banda.

A marzo 2015 arriva un'altra denuncia contro "A Dong". Questa volta per estorsione. Il proprietario di una Video Lottery di Cernusco sul Naviglio viene ricattato dal capobanda cinese che pretende da lui 120 mila euro, una cifra obiettivamente troppo elevata. L'ipotesi degli investigatori è che la gang avesse "sparato alto" per costringere, di fatto, il titolare a non potersi permettere di pagare e a cedere, quindi, la proprietà del locale. La polizia mette sotto intercettazione le utenze telefoniche e ottiene la prova che si tratti di un vero sodalizio gerarchico. 

Prostituzione e droga erano le attività principali con cui il gruppo si finanziava. I "ragazzini" alle dipendenze di "A Dong" ricevevano da lui il vitto, l'alloggio, uno stipendio fisso che arrivava anche a 800 euro al mese abbondanti, qualcosa da inviare a parenti in Cina e potevano, infine, contare su una percentuale dei proventi delle attività illecite. 

Riguardo alla prostituzione, il gruppo gestiva due "case": un appartamento in via Farini e uno in via Imbonati. E poi aveva a disposizione una "rete" di alcune ragazze che venivano inviate ai clienti, presso altri alloggi o alberghi cinesi, utilizzando un'altra "rete", quella degli autisti cinesi abusivi di via Paolo Sarpi e dintorni. I prezzi erano abbastanza "modici": 350 euro per un'intera notte. La ragazza teneva per sé il 60% del pattuito. Quanto alla droga, si trattava prevalentemente di metanfetamine, rivendute nei locali karaoke della zona di Paolo Sarpi. 

La svolta il 10 aprile 2015, quando il capo viene fermato dalla polizia, che arresta anche un suo sodale, per estorsione e usura. Gli agenti perquisiscono l'abitazione di via Fioravanti di "A Dong" e trovano un quaderno con, annotate, le paghe ai suoi gregari. Un quaderno redatto, peraltro, tutto in lingua italiana. L'attività del gruppo comunque prosegue sotto la guida del vice di "A Dong". Fino agli ultimi arresti del sodalizio. Alcune delle ordinanze (come quella riferita al capo) raggiungono persone già in carcere. Due le donne: una di loro, 44enne, gestiva la casa di prostituzione di via Farini, dove "esercitavano" cinque donne dai 28 ai 44 anni; l'altra, di 19 anni, molto attiva nello spaccio di ketamina. La 19enne e un 22enne sono ancora latitanti.

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