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Expo 2015

Padiglione Russia a Expo, le imprese: "Non siamo state pagate"

Nove imprese italiane, coinvolte nella realizzazione del padiglione russo, protestano: dopo un mese, non sono ancora state pagate. E hanno ricevuto contestazioni "pretestuose" sui lavori svolti

Nel giorno di Vladimir Putin a Expo 2015, scoppia il caso dei lavori proprio per realizzare il padiglione russo. Una serie di imprese italiane lamentano di non essere state pagate. Di più, sono state loro elevate contestazioni sui lavori, che spesso non corrispondono ai lavori effettivamente realizzati. Stanche di non ottenere risposta, hanno deciso di protestare.

Si parla di oltre un milione di euro non versati. In testa la Coiver Contract di Cormano, contattata direttamente da MilanoToday, ma anche altre otto imprese: Catena Services, Ges. Co. Mont, Idealstile, Elios Ambiente, Mia Infissi, Vivai Mandelli, Sech Costruzioni Spa e Sforazzini. La storia inizia con la costituzione di RT-Expo, ente ministeriale di Mosca che si deve occupare della partecipazione russa all'Expo milanese. Questo ente affida l'appalto per il padiglione a una società di diritto russo, Rvs Holding, che a sua volta si serve di fornitori italiani (tra cui le nove imprese che ora protestano) per la realizzazione concreta.

Il padiglione viene realizzato in tempo per l'apertura del primo maggio, nonostante la complessità dei lavori e la corsa contro il tempo, nota a tutti, per finire i lavori. Le imprese italiane coinvolte ricevono alcuni acconti di pagamento dai russi e i ringraziamenti ufficiali dei rappresentanti di Expo 2015 Spa. Tutto bene? Per niente: l'odissea inizia da qui.

«A un mese dall'apertura, il 30 maggio, riceviamo contestazioni "a tappeto" sui lavori svolti», dichiara a MilanoToday un portavoce della Coiver Contract. «Le contestazioni sono state inviate lo stesso giorno a praticamente tutti i fornitori e, per lo più, riguardano opere che non abbiamo effettivamente svolto. A noi, per esempio, è stata contestata la copertura esterna (un terzo del padiglione), quando in realtà ci occupiamo di finiture d'interni». E non è l'unico caso: alla Sech è contestata la realizzazione di impianti elettrici e antincendio, che quell'impresa non doveva realizzare. 

Ges.Co.Mont, invece, viene accusata di non avere completato le strutture portanti, «cosa impossibile - si legge in una nota congiunta delle aziende - visto che i visitatori entrano ogni giorno nel padiglione senza problemi e lo stesso è stato collaudato dal direttore lavori». Insomma, sembrano contestazioni pretestuose, generiche e non pertinenti col lavoro effettivamente realizzate dalle imprese coinvolte. E che, per giunta, arrivano a un mese dall'apertura, «proprio quando - nota un rappresentante della Sech - avremmo dovuto incassare la parte più consistente dei nostri corrispettivi».

Le imprese coinvolte hanno scritto all'ambasciata russa in Italia, coinvolgendo anche Expo 2015 Spa e Rvs Holding, ma non hanno ottenuto una risposta al problema. Di qui la protesta. «Agiremo anche in sede giudiziale, sia sotto il profilo penale sia con azioni cautelari dal punto di vista civilistico», annuncia la Coiver Contract. La quantificazione effettiva del mancato pagamento, peraltro, non è ancora possibile perché a metà marzo 2015 erano state definite alcune varianti di progetto il cui valore non è stato ancora determinato fino in fondo.

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