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Cronaca

Vodka importata 'saltando' le dogane, la maxi frode: sequestri per 80 milioni e 25 arresti

L'operazione delle Fiamme Gialle di Caserta ha coinvolto anche la città di Milano. I fatti

La base organizzativa era la Campania ma gli affari sporchi li avrebbero fatti in mezza Europa. "Black spirit", operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Caserta e coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord ha permesso di scoprire un'organizzazione criminale transnazionale operativa che tra il 2017 e il 2018, secondo i militari, avrebbe contrabbandato oltre cinque milioni di litri di alcool ed evaso il fisco per più di 20 milioni di euro.

Tutte le città coinvolte

L'operazione, che ha visto il coinvolgimento di oltre 100 militari delle Fiamme Gialle di Caserta, nonché dei reparti di Milano, Trieste, Roma, Castelfranco Veneto, Bologna, Brescia, Grosseto, Padova, Palermo, Bassano del Grappa, Bra, Lanciano e Monza, ha portato all'emissione da parte del Tribunale di Napoli, di un'ordinanza nei confronti di 25 persone. Tredici di queste sono finite in carcere, 10 agli arresti domiciliari mentre due persone sono state raggiunte dall'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.  

L'organizzazione: corrieri, funzionari doganali, distributori

Il gruppo criminale, secondo la Guardia di Finanza, sarebbe stato guidato da due pregiudicati residenti nelle province di Caserta e Avellino. Sempre in base alla ricostruzione dei militari, il gruppo si sarebbe avvalso dell'intermediazione di un cittadino di origine bulgara, due persone che avrebbero avuto "contatto diretto" con i vertici, altrettante persone responsabili della "distribuzione dell'alcool in nero", tre corrieri utilizzati per il trasporto del contante, 12 persone di fatto e formalmente che avrebbero gestito depositi fiscali "compiacenti" e aziende "cartiere" interessate ai proventi illeciti del business. 

Agli indagati vengono contestati i gravi reati di associazione per delinquere transnazionale, sottrazione all'accertamento e al pagamento delle accise sull'alcool, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio, omessa e infedele dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti, abuso d'ufficio e falsità ideologica in atti pubblici commessa da un pubblico ufficiale. Tra le persone coinvolte infatti risulterebbe esserci anche un funzionario della Dogana di Trieste che avrebbe procurato dei falsi visti. 

L'organizzazione della presunta frode, le modalità

La ramificazione dell'attività criminale, avrebbe visto la presenza della stessa in diverse regioni d'Italia, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Friuli Venezia Giulia. Secondo i militari delle Fiamme Gialle, l'organizzazione avrebbe "inondato il mercato con oltre 4,3 milioni di litri di prodotto di contrabbando, venduto in nero sia in Italia che in paesi del Nord Europa". Il gruppo si sarebbe avvalso di un complesso sistema di frode, riassunto in quattro modalità. 

Prodotti destinati a mercati extra UE solo di facciata

La merce arrivava in Italia da "depositi fiscali in sospensione d'imposta" e solo apparentemente risultava destinata a mercati al di fuori dal territorio dell'Unione Europea. I prodotti infatti, erano accompagnati da un documento elettronico che, secondo le Fiamme gialle "veniva chiuso grazie alla compiacenza di un funzionario doganale infedele". La merce infine, avrebbe preso la via del mercato nero nazionale e marginalmente "anche comunitario". E' proprio in questo caso che il funzionario della dogana di Trieste avrebbe recitato ili suo ruolo. 

La merce arrivava dalla Germania e giungeva in porto a Trieste, da dove sarebbe dovuta ripartire via nave verso l'Azerbaijan. In realtà, secondo i militari della GDF, in questo caso il camion sarebbe dovuto passare per il controllo della dogana ma l'operazione non veniva effettuata perché veniva attestato il suo passaggio in maniera fittizia. Da qui poi il camion prendeva la via del mercato nero.  

I documento di viaggio  

La seconda modalità di frode, sempre in base alle indagini, avrebbe visto la spedizione di merce da un deposito comunitario ad uno italiano, sempre utilizzando la sospensione d'imposte. Fino a qui niente di strano, se non fosse che il documento di viaggio "indicava una durata superiore al necessario", così l'alcool avrebbe potuto essere destinato in più luoghi. Infine, sempre all'interno delle stesse modalità, il deposito destinatario non avrebbe spedito la nota di ricezione del carico, aspettando l'arrivo di un secondo. 

Depositi fiscali compiacenti

I depositi fiscali in questione sarebbero in provincia di Brescia e nelle città di Grosseto e Roma. I responsabili delle strutture avrebbero percepito dei compensi da parte dell'organizzazione criminale che variavano a seconda del quantitativo d'alcool oggetto dell'attività illecita. Infine, il gruppo si sarebbe avvalso della procedura di riserva, vale a dire un documento di accompagnamento cartaceo funzionale ad eludere i controlli su strada, anche perché non segnalato all'autorità doganale competente. Alla fine del viaggio, il documento veniva distrutto. 

Le indagini hanno visto anche il sequestro di ingenti quantitativi d'alcool a bordo di otto mezzi pesanti, con la conseguente denuncia di 16 persone. Tra questi, il 26 giugno del 2018 in località Fontaniva in provincia di Padova, le forze dell'ordine avevano provveduto al sequestro di oltre 11 mila litri di vodka stipati in un autoarticolato, anch'esso finito sotto sequestro. 

I paesi coinvolti in Europa e le perquisizioni

All'interno del territorio dell'Unione Europea i traffici avrebbero coinvolto anche la Gran Bretagna, i Paesi Bassi, la Slovenia (da dove veniva spedito l'alcool verso l'Italia) e la Bulgaria, mentre fuori dal territorio comunitario, i paesi interessati dall'attività sarebbero Azerbaijan e Serbia. Per quanto riguarda invece le perquisizioni, sono 17 quelle effettuate presso depositi fiscali e all'interno di sedi di imprese in Campania, Puglia, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto. 

Inoltre sono 29 i controlli scattati a casa delle persone coinvolte dalle misure cautelari e di altri indagati, di cui uno effettuato a Trieste. Questa mattina infine sono state avviate le operazioni di sequestro di beni. A finire nelle mani dello Stato quindi sono sette autoarticolati, 150 mila litri di alcool, cinque complessi aziendali, due villette, otto appartamenti e sette terreni, nonché sette auto di lusso (tra cui BMW, Mercedes, Audi e Porsche), orologi di lusso e più di 200 mila euro in contanti.   

Titolare del fascicolo risulta essere la Procura di Napoli Nord.

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