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Cronaca

Il 'chiavaro', il cileno, la pistola tatuata e l'uomo col cane: la banda dei colpi da 800mila euro

In manette sei uomini: sono accusati di sedici furti avvenuti nei negozi a Milano. La storia

Tutto partiva da un laboratorio di Arluno, paesino della provincia di poco più di 12mila anime. Lì, in una sorta di stanzino di quelli che si vedono nei vecchi film, Walter Bonafini - sessantasette anni e una lunga esperienza criminale alle spalle - creava tutto quello che serviva per superare porte e disattivare allarmi. L'uomo - quasi "un uomo della vecchia Mala" per dirla con le parole di chi a lungo gli ha dato la caccia - era in grado di aprire praticamente tutte le serrature, di aggirare ogni ostacolo. Era lui, quello che gli stessi investigatori definiscono un "chiavaro", a tenere le fila della banda che in poco più di un anno ha messo a segno sedici colpi, quasi tutti in centro a Milano, facendo sparire cellulari, vestiti e occhiali per un valore di oltre 800mila euro. 

Quasi mai violenti - se non per scardinare le saracinesche -, organizzati alla perfezione e velocissimi, i banditi per tredici mesi hanno portato a termine i loro blitz in giro per la città, ma hanno lasciato ogni volta qualche piccola traccia, qualche piccolo elemento che ha permesso agli agenti della Squadra Mobile di Milano, guidati da Marco Calì, di identificarli e arrestarli tutti con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti. 

Video | La banda in azione durante i colpi

Il "chiavaro" e il cileno

In manette, su richiesta dei pm Laura Pedio e Francesca Crupi e su ordine del Gip Teresa De Pascale, sono finiti sei uomini, un italiano e cinque sudamericani. I due capi erano proprio Walter Bonafini il "chiavaro" e Christian Maurizio Sanchez Pavez, cileno di quarantaquattro anni. 

A descriverli perfettamente è l'ordinanza che li ha portati in carcere: "In qualità di capi, promotori e organizzatori dell'associazione prendevano le principali decisioni e iniziative in ordine alla vita dell'associazione - si legge -, organizzando i vari furti, predisponendo sopralluoghi, disponendo dei beni sottratti e custodendoli" in un garage a Buccinasco. 

Il "braccio armato" era invece composto da Jorge Alfonso Lopez Cifuentes - cileno di cinquantadue anni -, Miguel Angel Torres Barrera e suo figlio - sessantuno e ventotto anni - e Jonathan Luis Sanchez Chaves, peruviano di ventinove anni. 

Colpo da 400mila euro in profumeria

L'attenzione degli investigatori sulla banda si era accesa il 19 marzo 2018, quando qualcuno aveva svaligiato la profumeria Mabel di via Pisani, portando via profumi per un valore di circa 400mila euro e 21.500 euro in contanti. 

I malviventi erano entrati in azione per due notti di fila e l'antifurto, nonostante fosse stato regolarmente inserito dai titolari, non era mai suonato. Gli agenti della V sezione, guidati dal dirigente Francesco Giustolisi, avevano così recuperato tutte le immagini di video sorveglianza che potevano tornare utili e da una di quelle avevano intravisto una sagoma riconducibile a Bonafini - che era già molto noto alle forze dell'ordine - e avevano visto passare più volte in zona una Ford Fiesta proprio del "chiavaro". 

La conferma che la firma sul colpo fosse proprio quella del 67enne era arrivata indirettamente dal fatto che il sistema di allarme fosse stato disinserito con una chiave: un lavoro da professionisti insomma. 

Il cane e la pistola

A quel punto gli agenti hanno ripreso in mano vecchi colpi simili e pian piano hanno ricostruito tutta la banda, "segnata" da alcuni piccoli errori che i poliziotti hanno saputo trasformare in pezzi utili per ricomporre il puzzle. Barrera padre, ad esempio, è stato tradito dal suo barboncino, che aveva portato con sé durante un sopralluogo prima di uno dei colpi e che gli agenti hanno trovato cercando tra le sue foto sul profilo Facebook. 

Il "cileno", l'altro capo, è stato invece incastrato da alcune intercettazioni, mentre Sanchez Chaves è stato inchiodato alle sue responsabilità da una pistola tatuata sul fianco e immortalata più volte nei filmati dei colpi. 

Il copione della banda

E di colpi ne avevano messi a segno tanti. Identificati tutti i ladri, i poliziotti sono infatti riusciti ad attribuire loro sedici "blitz": i primi ad aprile 2017 e gli ultimi a maggio 2018, sempre in negozi di cellulari, occhiali e abiti di alta gamma. 

Il modus operandi era semplicissimo: la porta o la saracinesca venivano forzate, l'allarme veniva disattivato - grazie alle chiavi prodotte nel laboratorio di Bonafini - e poi nel giro di un minuto il locale veniva svaligiato. I colpi erano studiati alla perfezione a tavolino, venivano effettuati più sopralluoghi e la sera dei furti la banda si muoveva solo con due Renault Scenic intestate a prestanomi e le comunicazioni avvenivano soltanto attraverso schede usate una sola volta e poi buttate per lasciare meno tracce possibili.

I vestiti di Blade Runner e James Bond

Così, con questa tecnica, i sei sono riusciti a svaligiare il "Matchless" di via Cerva - proprio lì Barrera era stato ripreso col suo cane -, portando via novantuno capi di abbigliamento tra cui una giacca di scena usata da Harrison Ford per "Blade Runner" e un abito usato in un film di James Bond. 

Da Rucker Park in via Washington erano spariti a inizio aprile 2018 vestiti per 30mila euro e 50mila euro in contanti, mentre da "Non" di viale Elvezia - a gennaio 2018 - la banda aveva portato via 770 maglie in cachemire e 52 impermeabili per un valore sul mercato di 112mila euro. 

La merce rubata veniva quindi stoccata in un garage di Buccinasco e poi immediatamente ricettata. Lì, durante il blitz, i poliziotti hanno trovato parte della refurtiva. Nel laboratorio del "chiavaro", invece, c'erano tutti gli attrezzi del mestiere di quel vecchio "uomo della Mala" capace di aprire tutte le porte. 

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