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Cronaca

Barriere architettoniche, Atm dovrebbe consultare i disabili in fase di progettazione

La metropolitana milanese è risultata essere accessibile ai disabili solo per il 59%. Per un non vedente, per esempio, al momento "l'unica cosa che esiste sono dei percorsi tattili plantari". Atm "dovrebbe coinvolgere i disabili sin dalla progettazione"

E' notizia di settimana scorsa che la metropolitana milanese è accessibile ai disabili solo per il 59%. Abbiamo chiesto a Franco Lisi, dirigente dell’Istituto dei Ciechi di Via Vivaio e consigliere regionale dell’Unione Italiana Ciechi, che tipi di sistemi sono installati sulla metropolitana milanese per il loro orientamento e cosa si potrebbe fare per migliorare l’accessibilità del trasporto pubblico per la sua categoria.

Che dispositivi esistono in metropolitana per guidare le persone non vedenti e come funzionano?


L’unica cosa che esiste al momento sono dei percorsi tattili plantari: dei segnali in rilievo sul pavimento che indicano al non vedente la strada. Il loro unico vantaggio è quello di indicare al non vedente il termine della banchina.

Per tutto il resto, come l'orientamento all'interno della stazione, io credo che le mappe e i percorsi tattili servano a poco o nulla: non c’è un non vedente che beneficia delle mappe tattile per rendersi conto di come sono fatte le stazioni della metropolitana.

Come valutate questo tipo di misure? Che cos’altro potrebbe essere fatto?


Con i vertici di  Atm abbiamo una collaborazione in atto da tempo e la società, prima di prendere iniziative, dovrebbe confrontarsi con noi. Purtroppo questo non avviene sempre e veniamo a conoscenza del fatto o della novità una volta che queste sono state integrate sui mezzi pubblici.

Per esempio, i nuovi pulsanti che sono stati applicati sulle porte delle metro e degli autobus per farle aprire a richiesta e non a tutte le fermate. Questa iniziativa per un non vedente è pericolosa e poco funzionale, specialmente quando si sale dalla banchina sulla carrozza. Per di più il non vedente deve toccare tutta la vettura per trovare il famigerato pulsante e poter aprire così la porta.

Secondo noi il problema dell’apertura delle porte si pone di più negli “orari non di punta” e serali (quando la gente è meno e le porte si aprono più saltuariamente),  perché non fare quindi in modo che in quella fascia oraria la porta si apra automaticamente per agevolarci?

Poi si potrebbero ottimizzare i percorsi tattili esistenti. Noi abbiamo insistito anni fa perché venissero posizionate delle barriere tra una vettura e l’altra, per evitare che i non vedenti potessero cadere nell’intercapedine, perché è successo.

Per finire sui Meneghino (i nuovi treni della metropolitana) sono stati installati gli speaker che annunciano la fermata successiva e le coincidenze con gli altri mezzi: questo sistema potrebbe essere utilizzato anche per convogliare altri messaggi utili ai non vedenti: per esempio, si potrebbe usare per dire in che direzione va il treno in casi come la linea rossa (Nda: Bisceglie o Rho Fiera) in cui ad un certo punto il percorso si biforca.

Milano è una città attenta alle esigenze dei non vedenti?

E’ innegabile che le città sono peggiorate negli anni 20 anni: traffico, parcheggio selvaggio, bici, motorini e fioriere sui marciapiedi. C’è un problema generale di attenzione nei confronti degli altri.

Al di la dei ciechi, quello che i milanesi dovrebbero capire è che ci sono persone che hanno esigenze diverse. Se lei avesse un bimbo in carrozzina e  il marciapiede non libero, sarebbe costretta a scendere in strada con il passeggino, con tutti i rischi che comporta una cosa del genere. Certo anche il non vedente sarebbe costretto a scendere dal marciapiede con un pericolo ancora maggiore, perché lui/lei le macchine non le vede. Tutte e due le tipologie di pedoni sono comunque a rischio.

Sia chiaro io credo che tutti possiamo contribuire a migliorare questa situazione.

Che cosa dovrebbe fare la pubblica amministrazione per migliorare l’accessibilità ai servizi pubblici per i disabili?


Innanzitutto consultarli in fase di progettazione dei servizi. Oggi si spendono un sacco di soldi per abbattere le barriere architettoniche esistenti, denaro che si sarebbe tranquillamente potuto risparmiare se i progetti fossero stati fatti nel modo giusto fin dall’inizio. Bisogna concentrare gli sforzi nella progettazione: manca la cultura della sensibilità o comunque riconoscere i propri limiti e appoggiarsi all’esperienza degli altri.

Per quanto riguarda l’accessibilità dei servizi per i non vedenti, io propongo sempre a tutti di farsi un giro a “Dialogo nel buio”, la mostra permanente all’Istituto dei Ciechi di Via Vivaio: la “mostra al buio” propone un primo impatto forte sulla condizione dei non vedenti, che per persone che si devono occupare di barriere architettonica e di problemi di disabilità potrebbe essere un’esperienza utile.

Poi per quanto riguarda la tecnologia, è chiaro che si può integrare. Esistono dei sistemi a raggi infrarossi  o le radio frequenze passive che se installati alle fermate dell’autobus o posizionati insieme ai percorsi tattili possono dare al non vedente delle informazioni reali, come la fermata a cui si trovano o il numero di autobus o tram che si sta avvicinando.

Come Unione Italiana Ciechi stiamo realizzando un opuscolo che dovrebbe aiutare i progettisti e gli architetti a interpretare le esigenze dei non vedenti. Un esempio: nell’opuscolo si potrà trovare com’è ora un attraversamento pedonale e come invece dovrebbe essere per avvicinarsi il più possibile alle esigenze dei non vedenti.

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