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Incendi Bovisasca / Via Dante Chiasserini

Milano 'terra dei fuochi': l'incendio dei rifiuti va ancora avanti. Le avvertenze per i cittadini

“In quel capannone i rifiuti non dovevano esserci”, ha detto l’assessore regionale Cattaneo

Milano brucia ancora: a due giorni dal vasto incendio, che continua ad ardere. Com'è la situazione dopo i due roghi enormi, con fiamme altissime e colonne di fumo nero visibili da molto lontano, scoppiati nel giro di poche ore la notte tra domenica e lunedì in due impianti di stoccaggio rifiuti distanti 4 chilometri l’uno dall’altro. Più grave la situazione a Quarto Oggiaro, quartiere popolare all’estrema periferia Nord di Milano, dove intorno alle 20.30 di domenica sera è sono andate a fuoco 16 mila metri cubi di ecoballe tra materie plastiche, stracci e gomma piuma stoccate all’interno dei capannoni della ditta Ipb di Via Chiasserini 11.

Incendio discarica in via Chiasserini

Due le persone rimaste lievemente ferite e trasportate per precauzione in ospedale: un pompiere che ha riportato una lieve ustione e un abitante della zona che ha accusato un malore, probabilmente dovuto a intossicazione. E poiché la ferrovia passa non lontano da lì, per ragioni di sicurezza la circolazione lungo la linea Milano-Novara è stata sospesa per diverse ore. Meno allarmante il secondo rogo che si è sviluppato intorno alle 4.30 di lunedì mattina in un deposito dello stabilimento di riciclo rifiuti Ri.Eco di Novate Milanese, comune che confina con il capoluogo.

Incendio Novate (foto Vvf)

In entrambi i casi, le operazioni di spegnimento sono state difficili e sono durate l’intera giornata. Il direttore regionale del Vigili del Fuoco, Dante Pellicano, ha chiarito che per far tornare la situazione alla normalità serviranno “giorni, e non ore”. Colpa, ha precisato il funzionario, dei cosiddetti “prodotti della combustione” che “circoleranno ancora per tanto tempo” nell’aria.

Video: l'incendio visto dall'alto

Ancora martedì mattina una nube nera incombeva sull’area a Nord di Milano, rendendo l’aria irrespirabile in diverse zone. Per il momento l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente ha escluso criticità sul fronte della qualità dell’Aria, ma in attesa di avere dati certi – la prima relazione dei tecnici dell’Arpa è attesa per giovedì – il Comune di Milano ha invitato gli abitanti della zona a tenere chiuse le finestre e non consumare prodotti agricoli dei tanti piccoli orti del quartiere. Tra i tanti dubbi, è emersa una certezza.

“In quel capannone i rifiuti non dovevano esserci”, ha messo in chiaro l’assessore regionale all’Ambiente, Raffaele Cattaneo, dopo il sopralluogo effettuato nello stabilimento. Come ha spiegato la vicesindaco Anna Scavuzzo, pure lei presente sul posto, sono infatti emerse alcune anomalie dopo la cessione di un ramo di azienda della Ipb. Irregolarità che riguarderebbero la mancanza della fideiussione bancaria necessaria per garantire la copertura del rischio ambientale e dunque per ottenere l’autorizzazione al trattamento dei rifiuti da parte della città metropolitana.

A luglio infatti il capannone andato alle fiamme era vuoto e a fine agosto l’azienda aveva ricevuto un diniego delle autorizzazioni per trattare rifiuti in quel sito. Anomalie confermate dopo l’ispezione scattata nello stesso deposito giovedì scorso, quando funzionari della Città Metropolitana ed agenti della polizia locale, riscontrata la presenza di rifiuti dove non dovevano essere stoccati, aveano preannunciato un nuovo no all’autorizzazione.

Un “giallo” che rende ancor più consistente il sospetto di origine dolosa: “Difficile pensare che sia stato un fulmine”, ha osservato l’assessore Cattaneo invitando alla cautela: “Non siamo la terra dei fuochi. In Lombardia ci sono 30 mila impianti autorizzati al trattamento dei rifiuti e gli incendi dei siti sono inferiori ai 20 all’anno”.

D’accordo con lui la vicesindaco Scavuzzo: “Emergenza? Prima di fare un’affermazione del genere è importante raccogliere tutte le informazioni utili. Ci saranno tutte le indagini necessarie, aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso. Sicuramente c’è una ricorrenza di episodi che ci porta ad essere non solo attenti ma anche a capire quali sono le cause che hanno generato gli incendi di questa notte. Ma prima di scatenare allarmi credo sia opportuna la cautela e aspettare lo svolgimento delle indagini”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore regionale dei vigili del fuoco Pellicano: “Direi di mantenere la cautela. Ci sono stati tanti casi ma non parlerei di un’emergenza. Sono casi ancora sporadici, deve esserci grande attenzione da parte di tutti”. Chi parla esplicitamente di una nuova terra dei fuochi in salsa lombarda è invece il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

Soltanto nel 2018 ci sono stati 17 i casi di incendio a depositi di rifiuti nella regione. Il più eclatante, quello di Corteolona, nel Pavese, dove ai primi di gennaio un capannone trasformato in discarica abusiva venne dato alla fiamme provocando un allarme ambientale nella zona per il rischio diossina nell’aria. Gli arresti sono arrivati nei giorni scorsi: sei persone finite in carcere tra gestori del traffico illecito di rifiuti, titolari di ditte di trasporto compiacenti e imprenditori a capo di ditte del settore accusati di essersi rivolti alla banda per smaltire i rifiuti che i loro impianti, ormai saturi, non erano più in grado di trattare.

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