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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Incidenti stradali via della Chiesa Rossa

Cade dal portellone del furgone e muore: lite col marito? Si esclude l'incidente

Carabinieri al lavoro sui maltrattamenti in famiglia: una segnalazione nel 2017. La maniglia funzionava, esclusa la casualità

Si riapre il caso della donna di 35 anni morta al Niguarda qualche giorno dopo essere caduta sull'asfalto dal retro di un Fiat Scudo che percorreva, il 22 marzo 2018, via della Chiesa Rossa, periferia sud di Milano. Quello che sembrava un banale e tragico incidente ha assunto i contorni di qualcosa d'altro, ancora da chiarire del tutto.

La "chiave" sta nel fatto che il portellone del furgone non era difettoso. L'apertura, quindi, non poteva essere stata accidentale: in altre parole, secondo gli investigatori la donna avrebbe azionato la maniglia di propria volontà, altrimenti la porta non si sarebbe aperta. Le indagini, condotte dai carabinieri della compagnia Porta Magenta guidati dal capitano Fabio Manzo e dal tenente Alfonso Sammaria, cercheranno ora di accertare l'esatta dinamica dell'incidente. 

E, soprattutto, cercheranno di chiarire che cosa sia successo all'interno Fiat Scudo nei minuti precedenti al fatto. Nel furgone stava viaggiando, verso Rozzano, un'intera famiglia egiziana: il marito di 38 anni, la moglie di 35 e i due figli piccoli, di 5 e 7 anni, mentre il primo figlio (un 15enne) non era con loro. Nel frattempo la salma della 35enne (che batté la testa nella caduta e non riprese più conoscenza) è stata trasferita in Egitto per la sepoltura.

Si cerca ora di scoperchiare la vita quotidiana di questa famiglia. L'ipotesi su cui lavorano i militari è che la tragedia sia "figlia" di una serie di maltrattamenti e liti, visto che nel 2017 c'era stata una segnalazione in tal senso, partita dagli insegnanti di uno dei figli che avevano notato alcuni lividi sul corpo della donna. La quale, però, sentita dagli investigatori, aveva fermamente negato ogni genere di violenza domestica. 

Non sarebbe la prima volta che la vittima nega, per timore di ritorsioni o per "salvare la pace" in casa, o per tutt'e due le cose insieme. Ma non è nemmeno possibile, automaticamente, concludere che violenza c'è effettivamente stata. Insomma, un giallo. Il marito è al momento indagato per omicidio stradale, ma si tratta di un semplice atto dovuto: in effetti è appurato che stesse guidando, per cui è impossibile che abbia spinto volontariamente la moglie fuori dall'abitacolo, con la maniglia che (come si è detto) funzionava e quindi andava aperta apposta. 

Le due alternative su cui lavorano i carabinieri sono il tentativo di scappare durante una lite in corso e l'estremo gesto: la donna, in questo caso, non potendo più sopportare il peso di una situazione familiare insostenibile, avrebbe scelto di togliersi la vita così. Ma è presto per dire cosa sia davvero successo.

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