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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

«Lavora ed è integrato, deve restare in Italia»: richiedente asilo vince in Appello

In primo grado l'uomo si era visto negare la possibilità di ottenere il riconoscimento di protezione umanitaria

Un richiedente asilo che lavora regolarmente ed è bene integrato si è visto dare ragione dalla corte d'Appello di Milano dopo un tortuoso iter giudiziario. L'uomo fa parte dei 34 migranti che hanno trovato un lavoro regolare su 40 partecipanti al progetto di formazione-lavoro Labour-Int, guidato dalla Cisl milanese insieme agli altri sindacati e al Comune di Milano. 

Ed è proprio per il suo percorso formativo e lavorativo che i magistrati del secondo grado di giudizio hanno ritenuto ingiusto negargli la protezione umanitaria. Avrebbe inevitabilmente perso rapporti stabili costruiti sul nostro territorio e avrebbe dovuto fare ritorno in Senegal, dove (sottolinea l'avvocato Silvia Balestro) «ha avuto una difficile condizione di vita ed uno stato di povertà tale da privarlo dei più elementari diritti, quale quello di una adeguata alimentazione e di un tenore di vita decoroso».

L'uomo, Samba D.S., è stato anche capitano della squadra di calcio "Corelli Boys", sorta all'interno del centro di accoglienza di via Corelli. Fin dal suo arrivo ha studiato l'italiano conseguendo la licenza media, poi ha aderito al progetto Labour-Int trovando un impiego con contratto di tre anni in una catena di fast food. «E' giusto permettergli di continuare a vivere nel nostro Paese regolarmente. Assurde, al contrario, le modifiche introdotte dal decreto Salvini, che con l'abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari rischiano di gettare nell'irregolarità molti dei compagni di corso di Samba, nonostante abbiano trovato un lavoro e siano, come lui, ormai integrati», commenta Maurizio Bove, presidente di Anolf Cisl Milano.

Nell'aprile del 2018 il tribunale di Milano aveva respinto il ricorso del senegalese contro il diniego di riconoscimento della protezione internazionale, ma ora la corte d'Appello ha "riformato" quell'ordinanza di tribunale.

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