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Cronaca

Crac San Raffaele, lettera aperta di Don Verzè: "Io come Gesù"

Il fondatore dell'ospedale San Raffaele a un passo dal fallimento scrive: "Ora capisco come si sentì Cristo, insultato in croce". E spiega l'aereo privato

Don Luigi Verzè, fondatore del San Raffaele, ha scritto oggi una lettera aperta rivolta alla procura di Milano, che sta indagando sul crac finanziario dell’ospedale milanese ad un passo dal fallimento: “Ora so cosa significa essere con Cristo tempestato da insulti, sulla croce. Fa parte del mio programma sacerdotale”.

Il don spiega la decisione di scrivere questa lettera: "Non leggo da mesi la stampa: ho pensato di fare come Gesù Cristo che, dopo aver guarito tanti ammalati e dopo averci donato una dottrina salvatrice, fu arrestato, calunniato e condannato alla croce: non si è difeso. Ma sono stato pregato di leggere una rassegna stampa e oggi non posso più tacere con il rischio che il mio silenzio danneggi molti ed in particolare la Associazione dei Sigilli", che Verzè definisce "una Associazione civilmente e canonicamente riconosciuta”.

Don Verzè si assume tutte le responsabilità riguardanti l’ospedale, o almeno esclude che Mario Cal – il suo vice esecutivo, suicidatosi nel luglio scorso – abbia compiuto azioni nel suo interesse personale: “Del San Raffaele sono stato e sono io l'ispiratore; tutto quanto è stato necessario per la realizzazione di questa opera nella aspirazione alla ottimalità in ciascuno dei suoi versanti risale a me; nulla di quanto essenzialmente connesso alla funzionalità del San Raffaele mi é estraneo: non so come Mario Cal abbia gestito nei particolari la sua funzione – scrive Verzè - ma escludo che abbia agito nel suo personale interesse e comunque mi assumo tutta la responsabilità di quanto è stato compiuto nella superiore finalità dell'Uomo realizzata dal San Raffaele".

Nella lettera il religioso tocca anche un tasto delicato: l’aereo privato comprato per circa 20 milioni di euro dalla Fondazione per diffondere la dottrina cristiana. "Sì, è vero, un aereo il dott. Mario Cal, mio vice esecutivo, mi propose di acquistarlo per risparmiare tempo e fatiche, sempre disponibile ad andare in India, a Dharamsala (Tibet), in Africa, in America Latina, oltre che a Roma, a Cagliari, ad Olbia, a Taranto, in Sicilia ecc., dove la dottrina del San Raffaele venisse conosciuta e realizzata”.

Infine Don Verzè ha voluto ricordare il proprio apporto al mondo ospedialero italiano: “Sono un sacerdote di 91 anni: ne ho viste di tutti i colori e mi sono semplicemente proposto di non lasciare il mondo assistenziale come l'ho trovato: cameroni di 30-40 letti, spesso sgangherati, senza servizi. Solo i ricchi potevano accedere alle case di cura privare, tenute soprattutto da religiosi".

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