Ferisce un 20enne per futili motivi a colpi di mannaia: arrestato

I carabinieri temevano di doversi misurare con la proverbiale autoreferenzialità (omertà, talvolta) della comunità cinese a Milano. Hanno invece trovato maggior collaborazione di quel che si aspettassero, anche se non totale. Il ristoratore per esempio non è stato granché collaborativo con gli investigatori, anche se è possibile che si conoscesse con il 44enne. Inutili le telecamere di sorveglianza piazzate nella zona: si vede qualcosa, ma non abbastanza da poter riconoscere i volti né tracciare un identikit.

E' invece dagli amici dell'aggredito che arrivano dettagli importanti per la ricerca dell'uomo. Magro, alto 1.75-1.80: un'altezza non così comune tra i cinesi. Uno degli amici, in particolare, riferisce di avere già visto il 44enne in passato: faceva il fotografo durante un matrimonio. Ma non indica di che matrimonio si trattasse. Questo basta, però, ai carabinieri per indagare presso chi fornisce servizi di organizzazione dei matrimoni e risalire in breve a Z.J.: che - nel frattempo - ha fatto perdere le sue tracce. Gli investigatori lo cercano a Roma, dove ha alcuni parenti, senza trovarlo.

Z.J., intanto, si sente evidentemente braccato. Capisce che i carabinieri "gli stanno addosso" e probabilmente gli arriva anche qualche voce in tal senso. Così, a settembre, decide di costituirsi, ammettendo la responsabilità del gesto. L'interrogatorio di garanzia è in corso il 14 settembre. 

Per i carabinieri è un successo: soprattutto perché - almeno in parte - il "muro" di autoreferenzialità, proverbiale presso i cinesi, sembra lentamente sgretolarsi e, col passare del tempo, si nota una sempre maggior apertura e collaborazione da parte della comunità. Per farla breve, senza le parziali testimonianze degli amici del ferito e senza l'aiuto di altri cinesi del quartiere sarebbe stato pressoché impossibile risalire al fotografo 44enne. Un segno positivo che fa ben sperare per il futuro.