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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Marco Carta fermato dopo un furto a Milano, il giudice: "L'arresto non può ritenersi legittimo"

Marco Carta, secondo quanto scrive il giudice, non doveva finire con le manette ai polsi

Arresto illegittimo. Marco Carta, secondo quanto scrive il giudice Stefano Caramellino, non doveva finire con le manette ai polsi.

Gli "elementi di sospetto sono del tutto eterei, inconsistenti", la "versione degli imputati non è allo stato scalfita da alcun elemento probatorio contrario". Lo scrive il giudice di Milano nell'ordinanza con cui lo scorso 1 giugno non ha convalidato l'arresto per furto del cantante. Il giudice parla di "carenza di gravità indiziaria" per Carta, difeso dal legale Simone Ciro Giordano, e di un arresto che "non può ritenersi legittimo".

La vicenda di Marco Carta

La notizia aveva fatto il giro d'Italia: Marco Carta in cella a Milano per il furto di sei t-shirt per un valore complessivo di 1.200 euro mentre il cantante usciva dal grande magazzino insieme all'amica Fabiana Muscas (chi è). I due erano stati bloccati da un addetto alla sorveglianza dopo che il sistema di antitaccheggio aveva suonato. I vigili urbani giunti sul posto avevano fatto il resto, arrestando entrambi e ponendoli ai domiciliari fino all'udienza di convalida.

Ma all'udienza il giudice aveva convalidato l'arresto soltanto per la donna (non disponendo però misure cautelari), nella cui borsa erano presenti fisicamente le sei magliette ( e un cacciavite), e non per l'artista. Che resta, tuttavia, indagato insieme all'amica. Il processo si svolgerà il 20 settembre.

Il cantante, uscendo dal Tribunale, si era dichiarato totalmente estraneo ai fatti: «Le magliette non le ho rubate io e lo hanno visto tutti», affidando poi una sua riflessione a un post su Facebook e Instagram («un vecchio proverbio diceva "male non fare, paura non avere". Ho continuato a ripetermelo in attesa di vedere il magistrato e ho fatto bene a ripetermelo e ad aver fiducia nella magistratura che ha riconosciuto la mia totale estraneità ai fatti»). Il suo avvocato ha confermato questa versione. La donna pare si sia assunta la responsabilità del furto. Ma perché, allora, è finito anche lui nel tritacarne e, per ora, in parte ci rimane da imputato? Se lo chiedono tutti, e la risposta è nelle testimonianze raccolte dagli agenti di polizia locale sul posto.

La versione dell'addetto alla sicurezza

Nel verbale d'arresto viene riportata in particolare la testimonianza di un addetto alla sicurezza della Rinascente. L'addetto aveva dichiarato di avere notato Carta e l'amica aggirarsi tra gli scaffali al primo piano, prendere le magliette e salire poi al terzo piano verso i camerini. All'interno degli stessi, la donna dall'esterno avrebbe passato le magliette a Carta una per una e infine la borsa, poi il giovane era uscito senza le t-shirt in mano.

In seguito i due erano saliti al quarto piano, dove si trovano i bagni per il pubblico, e Carta era entrato e uscito in fretta. Poi si erano recati al secondo piano a prendere due costumi che avevano regolarmente pagato alle casse, infine avevano imboccato l'uscita, dove però l'allarme era suonato. Alle magliette era stato tolto l'antitaccheggio, ma non la placchetta flessibile. Successivamente, nei bagni del quarto piano erano state trovate le placche antitaccheggio rigide. 

Sembra che sia questa testimonianza ad avere procurato anche a Carta l'arresto, nonostante le magliette fossero nella borsa della donna che era con lui. E a farlo restare imputato di furto in concorso, in attesa delle immagini di sorveglianza che la polizia locale ha acquisito e sta esaminando. E che confermeranno o smentiranno la versione dell'addetto.

Le parole di Marco Carta in tv

Marco Carta racconta la sua verità a 'Live - Non è la d'Urso'. Il cantante 34enne, arrestato venerdì 31 maggio con l'accusa di furto aggravanto di magliette e poi rilasciato il giorno dopo, smentisce ogni accusa e racconta la notte trascorsa in cella. 

“Suona l’allarme - ricorda Marco - arriva la vigilanza, ci fermano. Io faccio vedere la mia borsa e dentro c’erano cose comprate con tanto di scontrino. Poi ci portano in uno stanzino, aprono la borsa di lei e ci sono 6 magliette. Poi è arrivata la Polizia, io ero incredulo, ci facevano domande, ci hanno perquisiti e io ero molto scosso. Poi ci hanno detto ‘dovete seguirci, ci potrebbe essere un arresto’".

La serata di Carta è proseguita in una volante della polizia e poi "al fresco", come dice lui stesso. "Dentro una macchina della Polizia ci hanno portato al fresco come si dice, dentro un carcere, dentro ad una cella, sì, dentro una cella, separati io dalla mia amica. Io facevo avanti e indietro, mi sentivo un animale in gabbia. Ero senza cellulare, non potevo avvisare il mio fidanzato, che fino a notte fonda non ha sputo più nulla di me. Mi hanno detto che ero sotto arresto e che non potevo sentire nessuno se non un avvocato".

E ancora: "Sono rimasto in cella fino alle 4:30 del mattino, poi una pattuglia mi ha accompagnato a casa. Si vedeva che ero scioccato e che non stavo bene, fissavo il vuoto. Anche se a casa, la mattina continuavo ad essere arrestato". 

Il giorno successivo è stato tempo di processo. "Alle 8 del mattino la Polizia è tornata a prendermi, siamo andati al processo. Il magistrato ha visionato i documenti per ore e non ha trovato prove certe e c’erano cose che non tornavano nelle dichiarazioni messe a verbale. Adesso sono indagato, ma non rinviato a giudizio". 

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