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Cronaca

Morta durante il cesareo, indagano anche regione e ministero

Il Pirellone attiva una task force, ma dalle prime evidenze "assolve" l'ospedale. Ispettori inviati anche dal ministero della sanità

La regione Lombardia e il ministero della salute hanno disposto due differenti "task force" per approfondire il caso di Claudia Bordoni, 36 anni, morta durante un parto cesareo alla Mangiagalli di Milano. La donna era in attesa di due gemelli, che non sono sopravvissuti, ed era stata trasferita a causa di una emorragia dal San Raffaele.

Intanto, tutto il paese di Grosio (Sondrio) è sotto choc per la notizia. I concittadini di Claudia aspettavano il momento in cui fare le congratulazioni alla donna per la nascita dei suoi bambini, tanto desiderati da ricorrere alla procreazione assistita, e invece - purtroppo - dovranno stringersi intorno alla sua famiglia (molto conosciuta: papà macellaio del paese e guida alpina) per piangerne la scomparsa.

Non si conosce ancora la data dei funerali. La procura di Milano ha aperto una inchiesta e disposto l'autopsia sul corpo di Claudia. Intanto il governatore della Lombardia Roberto Maroni e il ministro della salute Beatrice Lorenzin hanno disposto le rispettive "task force", la prima diretta da Rinaldo Zanini e la seconda composta dagli ispettori ministeriali, professionisti Agenas e carabinieri del Nas per accertare se siano state rispettate tutte le procedure previste a garanzia della qualità e sicurezza delle cure.

«Non sembra evidenziarsi alcun elemento collegabile a negligenze da parte della struttura nella gestione del caso trattato, nonostante l'esito infausto», mette comunque le mani avanti la regione in una nota ufficiale. Nota che si conclude con un elogio alla Mangiagalli: «Va ricordato - si legge - che è il più importante e qualificato punto nascita regionale».

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