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Cronaca

Milano, è morto Emiliano Mondonico

Il "Mondo", che da tempo combatteva contro un tumore, è morto giovedì mattina a Milano

Ha lottato a lungo. Ha combattuto come quando a bordo campo alzava la sedia verso il cielo per denunciare le ingiustizie e i torti. Ma alla fine ha dovuto arrendersi. 

Emiliano Mondonico - settantuno anni, ex calciatore e allenatore di serie A - è morto giovedì mattina a Milano, dove era ricoverato. Il "Mondo", questo il nome che lo aveva reso celebre, combatteva da tempo contro un tumore, che era riuscito a sconfiggere una prima volta sette anni fa dopo una delicatissima operazione. 

Qualche mese fa, in un'intervista al Corriere dello Sport, aveva ammesso: “Ci sono trenta probabilità su cento che la Bestia ritorni". Poi, però, era tornato il Mondonico di sempre e aveva preso lui in mano le redini del gioco: "Ma, credimi - aveva detto - dopo quattro operazioni, l’asportazione di una massa tumorale di sei chili, di un rene, di un pezzo di colon e di intestino, sei pronto a tutto. E, ogni giorno di più, apprezzi il tempo che ti è dato. Il cancro non è invincibile, il calcio mi dà la forza per continuare a sfidarlo”.

E Mondonico il cancro lo ha sfidato a viso aperto. D'altronde lui è sempre stato - in campo prima e in panchina poi - un uomo abituato alle sfide. Con la maglia da calciatore addosso ha giocato con la sua Cremonese, con il Monza, l'Atalanta e il Torino. E da allenatore ha fatto più o meno lo stesso percorso, come a voler restituire a quelle città quello che aveva preso: promozione in A con la Cremonese, una semifinale di coppa delle Coppe con l'Atalanta, una bella stagione alla Fiorentina - che aveva riportato in serie A - e poi la mitica esperienza con il Torino, fermato in finale di coppa Uefa dall'Ajax di Van Gaal e da un arbitro, proprio quello contro cui il "Mondo" aveva alzato l'ormai famosissima sedia.

Foto - Mondonico e la famosa sedia 

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Dopo erano arrivate le esperienze con Napoli, Cosenza, Albinoleffe, Cremonese - di nuovo - e il Novara. 

Neanche la prima operazione lo aveva fermato e otto giorni dopo l'intervento era tornato a sedersi sulla panchina proprio dell'Albinoleffe, l'ultima sua grande famiglia del calcio, prima di passare in tv con un ruolo da commentatore tecnico e di diventare testimonial del Csi e allenatore dei ragazzi di Rivolta d'Adda, la sua città.

A piangerlo adesso è tutto il mondo dello sport e la sua vera famiglia: Carla, compagna di una vita, e le figlie Francesca e Clara. Proprio lei, alle 8.23 di un triste giovedì mattina, ha dato l'annuncio del dramma dalla pagina Facebook del padre: "Ciao papà, sei stato il nostro esempio e la nostra forza... ora cercheremo di continuare come ci hai insegnato tu. Eternamente tua".

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