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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Spray all'acido e punte di diamante: graffittari milanesi sempre più "aggressivi"

C'è un settore che non conosce crisi: quello dei murales, con un incremento annuale del 15%. E mentre l'assessore Maran dice "non ci sono soldi per pulire", la prima tag si fa a 12 anni

Si chiamano Dose, Alfiere, Cromo, Asino, Rumba, Avido, Reno, Erpes. Sono alcuni dei writer che ogni giorno ricoprono case, palazzi, serrande, treni e mezzi pubblici con le loro tags. E sono sempre più agguerriti: aumentano il lavoro, e usano spray sempre più aggressivi. 

Negli ultimi anni a Milano il fenomeno del writing vandalico sembra che si stia sviluppando enormemente, talvolta assumendo toni sempre più aggressivi. Sono centinaia le crew, gruppi organizzati di writer uniti da amicizia o dalla condivisione di interessi, che girano per la città, in particolare di notte, per lasciare impressi sui muri i loro nomi.

Milano "graffittata" © Comitato Abruzzi Piccinni

«Rileviamo un incremento del numero di crew e di giovani writer che spesso entrano in conflitto tra loro a colpi di bombolette e che inoltre utilizzano nuove tecniche di imbrattamento più invasive come rulli o estintori a spruzzo», spiega Fabiola Minoletti del comitato Abruzzi-Piccinni che insieme all’Associazione Nazionale Antigraffiti e all’Associazione Milano Muri Puliti si batte per contrastare il fenomeno del writing vandalico.

«Secondo le nostre stime il numero dei writer a Milano è oltre il migliaio e le crew più di trecento. Il numero di nuove tags, quindi di nuovi writer, rilevato sul territorio ha un aumento annuale del 15-20% e la loro età si sta abbassando sempre più, la prima tag molti la fanno a soli 12 anni».

Non solo stanno aumentando i graffitari, ma anche le tecniche utilizzate si stanno affinando sempre più. «Oltre alla classica bomboletta, dall’estero sono arrivate nuove tecniche. Fanno per esempio ricorso agli acidi per evitare che le tags vengano rimosse, oppure usano sassi, punte di diamante e martelletti per imprimere le tags su negozi e finestrini».

L’introduzione e l’uso su ampia scala dei social network hanno dato ai writer una possibilità in più per farsi conoscere, per raccogliere ed esibire i propri lavori. Attraverso il web i graffitari comunicano, si consigliano, si confrontano e si sfidano.

«Spesso usano più piattaforme sociali e hanno più profili con nomi diversi: uno con nome e cognome, un altro in cui usano la loro stessa tag». Il comitato Abruzzi-Piccinni da anni lavora a un progetto denominato “Milano quartiere pulito” che consiste nell’eliminare gli imbrattamenti dalle superfici dei muri dei palazzi, delle serrande e dei vari manufatti posti in un’area definita.

«Il problema del writing vandalico va affrontato su più fronti prima che diventi un’emergenza di difficile gestione come è documentato da studi fatti in America – conclude Minoletti -. Bisognerebbe innanzitutto pianificare un programma di educazione ed informazione ai giovani nelle scuole, vanno informati anche sugli effetti penali. Occorre poi sensibilizzare i cittadini su tale tematica, ad esempio con eventi sul territorio di clean-up, per rieducarli a contrastare attivamente il degrado urbano creato dal graffitismo vandalico e diffondendo una nuova cultura del fare».

Non solo, secondo il comitato Abruzzi – Piccinni cittadini e istituzioni dovrebbero lavorare insieme per contrastare in modo deciso il fenomeno. «Deve essere potenziata l’azione di contrasto e quella investigativa, creando per esempio un team di collaborazione tra polizia locale, Atm, Tre nord e Ferrovie dello stato».

Per comune di Milano però, l’assessore alla Mobilità Pier Maran, ha affermato proprio giovedì a Palazzo Marino a margine della commissione Ambiente che mancano i fondi per risolvere il problema: «Per gli edifici pubblici servirebbe uno stanziamento di 5-6 milioni di euro. Quello dei graffiti è un problema noto e lo vorremmo risolvere, ma non abbiamo le risorse».

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