Natale, Scola: «Gesù luce nel mondo, nessuno di noi è solo»
Le parole del cardinale Angelo Scola alla messa di mezzanotte in Duomo
«Lasciate che la gioia e la letizia emergano sugli affanni, nelle prove personali e familiari, sulle fatiche sociali, su tutte le situazioni di guerra e di tragico terrorismo, sulla condizione di molti cristiani e uomini di fede». Lo ha auspicato il cardinale di Milano, Angelo Scola, nell'omelia della messa della notte di Natale, che si è celebrata a partire dalle 23.30 del 24 dicembre in un Duomo straordinariamente controllato («siamo venuti in Duomo accettando anche il sacrificio della paura e dei necessari controlli»).
Dopo avere parlato di Gesù come «luce vera che illumina ogni uomo», Scola ha ricordato la sofferenza derivata da «tutti i pericoli esterni e interni a noi e la ferocia che minacciano i nostri giorni, spesso lasciandoci l’impressione di barcollare nel buio», avvertendo che «la luce che è entrata nel mondo» non è «una semplice idea» ma «un bimbo, questo bimbo Gesù, uno come noi, nato da donna, nato sotto la Legge, cioè un uomo a tutti gli effetti».
Una luce che non elimina il dramma dell'esistenza, spiega il cardinale, ma dà la capacità di non fermarsi, non ritirarsi, non cedere.
«Nessuno di noi è solo. Pensiamo ai quasi cinquemila che non hanno posto per dormire a Milano e non l’avranno nemmeno, forse, questa notte: neppure loro sono soli, perché mille nostre mani si tendono verso queste persone e, anche se siamo inadeguati a rispondere al bisogno, tuttavia ci sentiamo mossi», aggiunge poi, spiegando che «in quella notte a Betlemme si è aperta la strada che ci permette di camminare nella luce vera».
Scola ha quindi invitato a praticare «condivisione, ospitalità, giustizia e pace, partendo dagli ultimi e abbracciando tutti, chiedendo perdono».