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Cronaca Castello / Piazzale Luigi Cadorna

"Nessuno tocchi Milano": il centrodestra rifiuta di aderire alla mobilitazione

Forza Italia e Lega Nord attaccano Pisapia e il Pd anche per la giornata di mobilitazione civica del 3 maggio. Un autogol in un momento in cui dovrebbe prevalere, "a caldo", l'orgoglio unitario della milanesità

I milanesi "comuni" che seguivano in diretta, dalle loro case, le devastazioni in zona Sant'Ambrogio e Magenta da parte dei black bloc, erano angosciati, sgomenti, preoccupati. La città operosa distrutta in nome di parole d'ordine contro l'Expo, di per sé legittime, per mano di 500 facinorosi che nulla hanno a che fare con i metodi dei sinceri "No Expo", che infatti hanno sfilato in pace in migliaia senza far male a nessuno e senza rovinare niente.

La città, tutta, s'indignava contro i delinquenti armati di molotov, petardi, taniche di benzina. La città, tutta, si parlava in un 'tam tam' tra Whatsapp, Twitter e Facebook. La città, tutta, pregava che non ci scappasse il morto, che non ci scappassero troppi feriti. La città, tutta, si chiedeva cosa fare. 

I primi a scendere in strada per pulire, ordinare, dare un minimo di onore alle strade martoriate, lo hanno fatto immediatamente, già dalle sei del pomeriggio, orario in cui si è sciolta la manifestazione. Lo hanno fatto senza un'etichetta politica, lo hanno fatto con le scope e l'impermeabile. Nel frattempo, sui social network, è partita anche la prima campagna di mobilitazione, "Nessuno Tocchi Milano".

E' la città ferita che vuole reagire subito. In quello slogan c'è tutto questo e nient'altro. Ma la politica è riuscita, immediatamente, a dividersi. L'hashtag, #nessunotocchimilano, è stato diffuso sui social network, tra gli altri, dal segretario metropolitano del Pd, Pietro Bussolati. Tanto è bastato perché gli esponenti cittadini del centrodestra decidessero di non aderire alla giornata, programmata per domenica 3 maggio (ritrovo a Cadorna alle ore 16) e non per sabato, perché il comune deve prima mettere in sicurezza le strade. Finché ci sono anche rifiuti pericolosi, meglio che i cittadini non facciano da sé. Sabato, nel frattempo, è in corso la cancellazione delle scritte, e i vigili del fuoco sono impegnati a rimuovere le auto incendiate e i materiali divelti. L'amministrazione sta contattando cittadini e commercianti per quantificare i danni: verrà erogato un contributo di solidarietà.

Il centrodestra, come detto, non ha gradito l'iniziativa di mobilitazione. "La manifestazione Nessuno Tocchi Milano è organizzata dal Pd e dalla sinistra, che in tutti questi anni hanno blandito e tollerato le tantissime illegalità compiute dai centri sociali milanesi", scrive il coordinatore cittadino di Forza Italia, Giulio Gallera, in una nota specificando che "anche noi andremo in piazza per condannare quello che è successo, ma non lo faremo con i complici politici e morali del clima di terrore in cui è sprofondata la nostra Milano oggi".​

Detto fatto: la Lega Nord ha organizzato una manifestazione per lunedì 4 maggio, alle 18, in piazza della Scala, con il segretario federale Matteo Salvini. Forza Italia e Fratelli d'Italia, per lo stesso pomeriggio ma alle 19, un presidio in via Carducci angolo corso Magenta. Tutti e tre i partiti insieme, successivamente, a partire dalle 20 effettueranno una fiaccolata per le vie del quartiere di Porta Magenta, fino a Pagano.

C'è da chiedersi quanto serva, e che cosa significhi, dividersi, spaccarsi in due, in giornate come queste. Scendere in strada - come hanno fatto subito i primi milanesi, come vogliono fare tanti milanesi che, privatamente, hanno scritto agli assessori mettendosi a disposizione - non è e non significa appartenere a una parte politica. C'è Milano di mezzo, da difendere, da risistemare, di cui andare fieri. A Parigi, per la strage di Charlie Hebdo, i francesi si sono mobilitati spontaneamente per una "giornata repubblicana", che nel lessico transalpino significa "unitaria". A Milano, evidentemente, non siamo ancora abbastanza maturi per distinguere tra il momento dell'orgoglio cittadino e il momento della polemica politica.

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