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Cronaca Corvetto / Via Fabio Massimo

Omicidio nel camper, l'amico e collega confessa: "L'ho ucciso per salvare la mia vita"

L'omicidio è maturato in un contesto di degrado e povertà, sociale e culturale

"Colpisce accertare che oggi si può morire a 20 anni, per niente. In un contesto di miseria culturale e di valori". Parole pronunciate dal procuratore aggiunto, Alberto Nobili, che confermano come l'omicidio del 23enne Andrea Pobbiati non abbia lasciato indifferenti nemmeno i magistrati, abituati a delitti ben più efferati. A destare questo sentimento di desolazione è soprattutto quello che, al momento, pare poter essere il movente: secondo la confessione del presunto omicida, Andrea gli avrebbe rubato il cellulare e lo stipendio di 160 euro.

Si chiama Bryan Ernesto Soto Valladares, è un cittadino salvadoregno di 20 anni e vive in Italia da soli tre mesi. Da quando è arrivato nel bel paese è ospite di uno zio a Gorgonzola (Milano) e per il momento la sua unica occupazione era quella presso una cooperativa che procura la claque per i programmi tv. E proprio negli studi televisivi della Rai in via Mecenate aveva conosciuto Andrea che, come lui, guadagnava qualcosa presenziando tra il pubblico degli shows.

Al reo confesso i militari della Seconda sezione del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano sono arrivati grazie alle indagini tradizionali: niente intercettazioni, ma solo ricostruzione della sfera relazionale della vittima e dei possibili testimoni. Determinante un messaggio che Pobbiati aveva mandato alla propria fidanzata su Whatsapp alle 12.45 di domenica: "Sono con Bryan". Poi il silenzio, fino a lunedì pomeriggio quando un amico, che abita nei pressi della roulotte in cui viveva il ragazzo da sei mesi, in via Fabio Massimo (Corvetto), ha scoperto il cadavere.

L'episodio che porta al triste epilogo della vita di questo giovane avviene venerdì. Quel giorno - secondo quanto ricostruito dai militari anche grazie alla dichiarazione spontanea dell'arrestato - i due trascorrono la serata insieme. Assumono un mix di farmaci e alcol tale da farli andare completamente in estasi. Intorno alle 20.30, Bryan decide di tornare a casa, lasciando all'amico il proprio cellulare perché doveva scaricare alcune canzoni. Il suo stato è completamente alterato dall'alcol, tanto che lungo la strada per casa cade ripetutamente e si procura numerose ecchimosi. 

Dopo aver smaltito la sbornia nella giornata di sabato, alle 10.30 di domenica torna nella roulotte per riprendersi il telefono e chiedere conto al collega di 160 euro che non trova più, dopo la serata del venerdì. Del cellulare e dei soldi non c'è traccia. Andrea si difende dalle accuse e, mentre sorseggiano Sambuca, iniziano a discutere. I toni si alzano e - sempre secondo il racconto dell'arrestato - l'italiano cerca di accoltellarlo con un coltello a scatto. Lui si difende e riesce a disarmare Andrea. Poi, accecato dal momento, lo colpisce per circa dieci volte sul torace, e dieci sulla schiena. La violenza dei colpi è tale che la lama del coltello si spezza. Sono circa le 13.

Che nel camper a quell'ora ci fosse qualcuno, lo conferma la testimonianza del ragazzo che l'indomani ritrova il cadavere. Era passato di fretta e aveva sentito dei rumori, per questo aveva scritto un messaggio al 23enne alle 13.15: "Tutto ok?". Era preoccupato per l'amico della roulotte, teatro di un'altra tragedia a luglio, quando - durante un festino organizzato da Andrea - un peruviano 20enne era morto per un coma etilico.

Dopo l'omicidio, il killer scappa verso casa con i mezzi pubblici. Due autobus e la metropolitana M2 fino a Gorgonzola. Nel fiume Adda getta l'arma e i vestiti sporchi di sangue ma conserva le scarpe (ritrovate dagli investigatori). 

Dipanata la vicenda (anche se sono in corso le verifiche per accertare se la versione di Soto corrisponde ai fatti), i militari arrestano l'uomo proprio all'interno degli studi Rai di via Mecenate, dove tutto era cominciato, e dove stava andando a fare da 'comparsa' nel programma "Detto Fatto". 

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