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Cronaca Rozzano / Via delle Margherite

Strangolata e col cranio fracassato per 500 euro

Loredana Boscani sarebbe stata uccise per "500 euro": li voleva il fratello, disoccupato con una figlia piccola, che era arrivato a Rozzano per chiederle dei soldi

Non ne poteva proprio più di quei piccoli furti e dei continui 'prestiti', ma averli contestati al fratello, disoccupato e quasi indigente, le è costato caro. Nella lite che ne è scaturita infatti l'uomo le avrebbe stretto un cordino attorno al collo strangolandola, dopo averla stordita colpendola con un oggetto alla testa.

E' questa l'ipotesi degli investigatori dell'Arma sulla dinamica del delitto avvenuto il 17 dicembre scorso a Rozzano, nel Milanese, dove ha trovato la morte Loredana Boscani, una operaia di 50 anni uccisa nel suo appartamento in via delle Margherite.

La donna era riversa a terra in cucina, nella stanza accanto a quella dell'anziana madre costretta a letto per motivi di salute. Quest'ultima, ascoltata per quanto possibile dai militari, aveva detto di non aver sentito nulla né prima né dopo l'aggressione.

L'uomo, Mirco Boscani, di 46 anni, fermato domenica all'alba dai carabinieri, era già tra i sospettati: il fratello della donna si trovava infatti da tempo in difficoltà economiche perché disoccupato ed era recentemente arrivato a Milano per farsi aiutare dalla sorella e per fare qualche lavoretto. La donna, però, proprio il giorno in cui è stata uccisa, cominciava il suo primo giorno di cassa integrazione e quindi versava anche lei in condizioni difficili.

Già in passato, peraltro, l'uomo aveva compiuto piccoli furti nell'abitazione, uno dei quali denunciato nel 2008. Ma i litigi, tra i due, erano costanti ed il motivo era sempre lo stesso: i soldi. La mattina dell'omicidio secondo la ricostruzione dei carabinieri aveva anche fatto un versamento di una parte del 'bottino' di circa 500 euro a uno sportello Postepay.

Poi ha spostato il biglietto del treno ed è partito in ritardo sull'orario previsto. Ma l'elemento che lo ha inchiodato è stato il risultato di un esame del Dna trovato sul cadavere, che ha confermato la presenza di tracce biologiche compatibili con un parente maschio della vittima, oltre ad alcune risultanze evidenziate a livello autoptico sul collo e sulle mani della vittima e a delle ferite sulle mani, probabilmente causate dalla lotta con la donna durante lo strangolamento.

Il fermato risiedeva a Monsummano Terme, in provincia di Pistoia, dove viveva con la compagna (e una figlia piccola) che recentemente aveva a sua volta perso il lavoro (fonte: ansa).

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