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Cronaca

Omicidio ex calciatore, condannato l'uomo che custodì il fusto col cadavere

Era a processo con rito abbreviato per favoreggiamento: due anni di reclusione per lui

Aiutò Raffaele Rullo e la madre di questi, Antonietta Biancaniello, a nascondere un fusto di benzina per circa dieci giorni: all'interno c'era il cadavere dell'ex calciatore 35enne Andrea La Rosa, che secondo le indagini era stato ucciso proprio dall'uomo e da sua madre.

Per questa ragione, con l'accusa di favoreggiamento, il 74enne Sante Cascella è stato condannato a due anni di reclusione nel processo con rito abbreviato, con sconto di un terzo della pena, dal gup Stefania Pepe, che ha accolto la richiesta formulata dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco. Cascella era a processo in quanto proprietario di una rimessa di via Litta Modignani nella quale il fusto era stato custodito per una decina di giorni.

Prima condanna per omicidio calciatore

Si tratta della prima condanna in merito al brutale omicidio di La Rosa, per il quale Rullo e la Biancaniello sono a processo: la prossima udienza è fissata per lunedì 15 aprile. Lo stesso procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pubblico ministero Maura Ripamonti hanno già pronunciato le requisitorie, chiedendo per entrambi l'ergastolo per omicidio volontario (con l'aggravante dei futili motivi) e per soppressione di cadavere.

Stando alla ricostruzione scaturita dalle indagini, Rullo (che aveva un debito da 30 mila euro con La Rosa) attirò l'ex calciatore nel palazzo di Quarto Oggiaro in cui vive la madre in via Cogne 20 e poi insieme uccisero l'ex calciatore. I due tentarono senza successo di tagliargli la gola e quindi lo lasciarono morire per asfissia, dentro il bidone, dopo averlo cosparso di acido. Una morte terribile.

La seconda vita di Rullo

Infine, circa un mese dopo, la madre fu sorpresa dalle forze dell'ordine mentre trasportava il bidone nel bagagliaio della sua auto con l'obiettivo di liberarsene. Va anche detto che Rullo finora si è sempre proclamato innocente e la madre si è assunta l'intera responsabilità dell'omicidio

Durante le indagini è emerso che Rullo (sposato) aveva una seconda vita, molto dispendiosa, fatta di incontri con escort e cene eleganti. Una seconda vita che finanziava anche attraverso le truffe alle assicurazioni. Non solo: madre e figlio, dopo avere stipulato una polizza vita a nome della moglie di lui, tentarono di eliminare quest'ultima tagliandole le vene ai polsi e inscenando un suicidio. Ma andò male e la donna sopravvisse.

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