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Cronaca Motta Visconti / Via Giuseppe Ungaretti

Motta Visconti, uccise moglie e figli: "Amavo follemente un'altra, avevo paura"

L'uomo ha fatto mettere a verbale le sue ansie sull'eventualità della separazione. La storia del tormento che ha portato al barbaro triplice omicidio. La suocera: "Non lo perdono"

Ha ucciso la moglie e i due figli, poi è andato a vedere la partita dell'Italia (erano in corso i mondiali) e, tornato a casa, ha cercato di simulare un raid di rapinatori feroci. E' la cronaca spicciola di quanto accaduto il 14 giugno 2014 a Motta Visconti ad opera di Carlo Lissi, poi reo confesso di avere ucciso la moglie Maria Cristina Omes, la figlia Giulia di cinque anni e il figlio Gabriele di 20 mesi.

E Lissi sarà sottoposto a perizia psichiatrica. Lo ha disposto, la mattina del 21 aprile, il gip di Pavia, durante l'udienza preliminare. Secondo le anticipazioni, l'avvocato di Lissi a sua volta ha depositato una perizia psichiatrica che parla di vizio parziale di mente e ha chiesto il rito abbreviato per il suo assistito.

Il padre e marito assassino, il 28 febbraio, ha chiesto di essere ascoltato dai magistrati per mettere a verbale altri "pezzi" del racconto del suo punto di vista su come è maturato lo sterminio della sua famiglia. "Mi sentivo un ottimo padre e un pessimo marito", ha fatto scrivere nero su bianco (si legge sul Corrriere), confessando altre due relazioni extraconiugali in passato ma soprattutto la conoscenza con M., una collega impegnata sentimentalmente, a marzo 2014. "Pensavo a lei in ogni momento libero, ero innamorato alla follia", ha detto ai magistrati, precisando che non avevano mai avuto rapporti ("lei aveva una relazione e mi ha detto che non avrebbe mai tradito il partner") ma che si vedevano e uscivano insieme.

Ci si chiede: perché non avviare la separazione? Dalle parole messe a verbale, traspare questa intenzione, ma anche la paura delle conseguenze. Lissi spiega ai magistrati che alcuni suoi colleghi di lavoro, dopo essersi separati, avevano perso l'affetto dei figli. E poi il racconto di quella tragica serata. La confessione dell'innamoramento. La moglie che - "incredula" - reagisce come qualunque moglie reagirebbe. "Ha tentato di tirarmi due sberle dopo avermi detto che stavo rovinando una buona famiglia - racconta Lissi - l'ho bloccata e l'ho inseguita con il coltello. Piangeva disperata e gridava 'no', ha tentato di scappare ma l'ho riportata dentro".

Uccisa la moglie, Lissi è salito dalla taverna per cercare i figli. Perché? "In quel momento non volevo che soffrissero senza il padre e la madre perché li amavo troppo", spiega. Drammatico. 

LA SUOCERA: "NON LO PERDONO" - Giuseppina Redaelli, madre della 38enne Maria Cristina Omes e nonna dei due piccoli Giulia e Gabriele, si è presentata a Palazzo di Giustizia di Pavia per assistere all'udienza preliminare, martedì mattina. Ha brevemente parlato con i giornalisti che le chiedevano come si sentisse. "Non perdono e non perdonerò mai chi ha ucciso mia figlia e i miei nipoti", ha risposto: "Chi ha commesso questi delitti deve restare in carcere a soffrire, così come ha fatto soffrire noi". La donna ha poi aggiunto di non avere mai intuito che cosa stesse succedendo in famiglia. "Maria Cristina non mi aveva mai parlato di problemi con suo marito. Senza di lei e senza i miei due nipoti - ha concluso - la mia vita è come fosse finita".

PERIZIA - Il gip di Pavia ha disposto una perizia psichiatrica per Lissi. Lo ha deciso durante l'udienza preliminare, che si è svolta la mattina di martedì 21 aprile.

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