Alessandra, la tranviera Atm ammazzata nel sonno dal compagno con un colpo di fucile
Il dramma nella notte a Truccazzano. Sembra che lei volesse lasciare il suo compagno
Sembra che Alessandra volesse lasciarlo. Sembra che avesse deciso di porre fine a quella relazione, anche se aveva accettato di ospitare il suo compagno bloccato in Lombardia a causa dell'emergenza Coronavirus. Ma proprio quell'ultimo gesto di altruismo le è stato fatale.
Sì, perché Alessandra Cità - 47 anni, tranviera di Atm - da quel compagno è stata ammazzata. Antonio Vena - anche lui 47 anni, alcuni precedenti alle spalle e un lavoro in provincia di Bolzano - l'ha uccisa nella notte tra sabato e domenica con un colpo di fucile alla testa.
In un raptus folle, ha preso un calibro 12 a pompa che la donna teneva legalmente in casa, lo ha puntato alla testa della 47enne e l'ha freddata. Poi, ha lasciato il corpo di Alessandra sul letto, si è messo in auto ed è andato dai carabinieri per confessare tutto.
Antonio e Alessandra, entrambi originari della provincia di Palermo, stavano insieme dal dicembre del 2012, come raccontava lui stesso su Facebook. Nato a Gangi, amante dei rally e dei motori, Vena trascorreva tutta la settimana a Bolzano, dove lavorava in una ditta che produce serramenti, e tornava nel weekend in Lombardia. Da qualche giorno, però, a causa dell'epidemia, la sua azienda aveva chiuso e lui era rimasto a casa della compagna.
Ai carabinieri di Milano non risultano interventi o denunce precedenti della 47enne, ma sembra che il rapporto fosse comunque compromesso. Domenica notte, poi, la follia. Quando i carabinieri sono entrati a casa di Alessandra, hanno trovato il suo cadavere sul letto e il fucile a terra nell'abitazione. Il killer, reo confesso, è stato interrogato dal pm Giovanni Tarzia e poi portato in carcere a San Vittore in esecuzione di un fermo di indiziato di delitto con l'accusa di omicidio.