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Cronaca

Sette milioni sulla pelle dei migranti: a processo le Onlus "legate alla 'ndrangheta"

Quattro Onlus per partecipare ai bandi delle prefetture giocando al ribasso, promettendo servizi non forniti e intascando la maggior parte del denaro

Undici persone andranno a processo (con rito immediato) per la cosiddetta "truffa delle Onlus" di cui si è saputo all'inizio di luglio 2019, con diversi arresti nell'area milanese. Un sistema che, secondo le accuse, ha fruttato alle persone coinvolte qualcosa come sette milioni e mezzo di euro in cinque anni, fino al 2018. Non è ancora stata fissata la data per il processo ma sarà, presumibilmente, a novembre. La procura di Milano ha anche chiesto il rinvio a giudizio per altri indagati nella stessa inchiesta.

Il sistema, che ha richiesto anni d'indagine per essere scoperchiato, funzionava in questo modo: gli indagati hanno costituito quattro Onlus (Milano Solidale, Amici di Madre Teresa, Area Solidale e Volontari senza frontiera) con le quali partecipavano ai numerosi bandi delle prefetture di Pavia, Parma e Lodi per la gestione dell'accoglienza dei migranti, intascando in tutto sette milioni e mezzo di cui oltre quattro milioni utilizzati in realtà per scopi personali.

La principale indagata, per esempio, nel periodo in questione ha acquistato un negozio e una casa a Milano. Secondo le indagini, le Onlus riuscivano a vincere le gare offrendo prezzi molto bassi rispetto ai concorrenti ma anche promettendo servizi che poi non venivano effettivamente erogati, come la presenza di un avvocato e di un mediatore culturale.

Le onlus legate alla 'ndrangheta

E nel business lombardo dei migranti sembra si fosse infilata anche la malavita organizzata. Le onlus - una delle quali aveva partecipato al festival antimafia del comune di Milano -, stando a quanto spiegato dalle fiamme gialle, erano "collegate a noti pluripregiudicati appartenenti alla 'ndrangheta, i quali le hanno sfruttate per far ottenere a persone recluse, attraverso il rilascio di documentazione falsa, la concessione della misura alternativa alla detenzione". 

Proprio attraverso le coop, infatti, ai detenuti "veniva attestata, falsamente, la possibilità di poter accedere ai benefici di legge attraverso l'assunzione presso le onlus".

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