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Cronaca Buccinasco

'Ndrangheta, Papalia non è più sorvegliato speciale: "Non è socialmente pericoloso"

La decisione della corte d'Appello, che ha accolto un ricorso dei legali del boss. Ma la procura generale è pronta a presentare un ricorso a sua volta

Revocata la sorveglianza speciale a Rocco Papalia, scarcerato a maggio 2017 dopo venticinque anni di carcere per decorrenza della pena. Considerato uno dei boss della 'ndrangheta al Nord, Papalia è dunque totalmente libero. La corte d'Appello di Milano, che ha accolto un ricorso della difesa, lo ha ritenuto non più socialmente pericoloso.

Il ricorso è però ora annuncaito dal sostituto procuratore generale di Milano Laura Barbaini: la procura, evidentemente, non è affatto d'accordo con la decisione. La sorveglianza speciale era stata applicata a Papalia e confermata dopo la scarcerazione, traducendosi nell'obbligo di soggiorno a Buccinasco per cinque anni con annessa ricerca di un lavoro, compatibilmente con le condizioni di salute.

I giudici dell'Appello hanno tenuto conto sia della condotta regolare in carcere, nei venticinque anni di detenzione, sia di elementi che denotano il distacco di Papalia con gli ambienti della 'ndrangheta. Determinanti anche le relazioni degli educatori durante la carcerazione, che hanno certificato una condotta esemplare salvo un'ammonizione nel 2001. 

Le sue condizioni fisiche (è invalido al 75%), sempre secondo i giudici dell'Appello, contribuiscono a rendere Papalia non più socialmente pericoloso; e il fatto che la moglie è titolare di un bar a Milano fa pensare che il suo sostentamento derivi da quell'attività e non da altre forme (magari illecite) di reddito. 

Il ritorno del boss a Buccinasco e le polemiche

Rocco Papalia è stato scarcerato a maggio 2017. La sua detenzione era iniziata nel 1992 per traffico di droga e sequestro di persona, le due attività grazie alle quali la 'ndrangheta ha conquistato il potere e il controllo nell'hinterland sud-ovest di Milano, trasformando Buccinasco nella "Platì del Nord". 

L'ultima condana era arrivata nel 2015 per un omicidio commesso nel 1976, quando il nomade Giuseppe De Rosa venne ucciso fuori da una discoteca di Milano. Omicidio rimasto irrisolto per anni, finché gli investigatori, intercettando Agostino Catanzariti e Michele Grillo nel 2012, non sentirono una conversazione rievocativa della guerra tra "calabresi" e "zingari" a Milano negli anni '70 (i due, in quel momento, erano in auto e transitavano vicino ad un campo rom di Trezzano sul Naviglio).

Nella "rievocazione" i due ricordarono che De Rosa avrebbe infastidito una donna e Papalia avrebbe deciso di "fargliela pagare" con l'agguato mortale. Di qui la condanna nel 2015 a trent'anni di reclusione, ma con i vari calcoli tecnici su benefici e sconti nel 2017 Papalia ha finito di scontare la sua pena.

Poco dopo la sua scarcerazione, Papalia ha partecipato alla Prima Comunione di una nipote (si dice che avesse chiesto al sacerdote di anticipare l'orario per permettergli di partecipare, data la sorveglianza speciale). Poi, ad agosto 2017, ha fatto inviare dai suoi legali una lettera al sindaco Rino Pruiti chiedendo che si smettesse di parlare di lui, dichiarandosi "un cittadino normale" con il "diritto ad una sfera di intangibilità". Un secco "no" la risposta del primo cittadino: "Non è un cittadino uguale agli altri, non possiamo dimenticarcene".

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