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Coronavirus, rivolta al carcere San Vittore: incendi, detenuti sui tetti e scontri all'esterno

L'ondata di proteste è arrivata a Milano, a Modena sono morti sei detenuti. Foto e video

Manifestanti sui tetti e fiamme alle finestre, all'interno. Antagonisti, anarchici e familiari dei carcerati, all'esterno. L'ondata di proteste che ha travolto le carceri italiane è arrivata anche a San Vittore. 

La manifestazione dei detenuti del penitenziario milanese - una vera e propria rivolta - è scoppiata lunedì mattina, dopo le 10.30. All'interno sono state appiccate le fiamme mentre fuori, in via Vico, ci sono stati degli scontri tra le forze di polizia e alcuni gruppi di antagonisti che si sono radunati per sostenere la rivolta.

Rivolta a San Vittore (foto C.R.Guarino)

I primi momenti di tensione sono "esplosi" verso le 10.30. In quel momento le strade attorno alla casa circondariale sono state chiuse e sul posto è partito un via vai consistente di uomini delle forze dell'ordine: polizia, carabinieri, polizia penitenziaria e polizia locale.

Una ventina di detenuti sono saliti sui tetti e all'interno sono stati bruciati stracci, carte e materassi perché da alcune delle finestre è uscito molto fumo e le fiamme erano visibili anche dall'esterno.

"Eccesso di metadone": due detenuti soccorsi

Sul posto - la prigione si trova in una zona centrale di Milano, ed è adiacente a palazzine residenziali - sono intervenuti anche i vigili del fuoco per domare i roghi. E durante le trattative per far scendere i manifestanti dal tetto è stata utilizzata la loro autoscala. 

Stando a quanto riferito dai medici del 118, due detenuti sono stati soccorsi proprio durante la rivolta per aver assunto, con ogni probabilità, troppo metadone, verosimilmente rubato all'interno dell'infermiera, che è stata assaltata. Danni anche a diverse celle del terzo e del quinto braccio, dove sono stati sfasciati arredi e suppellettili, e a "La Nave", il reparto "speciale" - che si trova al quarto piano proprio del terzo braccio - che ospita detenuti con problemi di tossicodipendenza e che hanno intrapreso un percorso di riabilitazione.

Video | Rivolta nel carcere di San Vittore: incedi e urla

I carcerati milanesi, come quelli di mezza Italia, hanno chiesto più tutele per la salute, ma allo stesso tempo hanno contestato anche le misure restrittive contenute nell'ultimo decreto approvato dal governo: isolamento per i detenuti sintomatici e obbligo di svolgere i colloqui in modalità telefonica o video. Il decreto inoltre limita i permessi e la libertà vigilata.

Video: la protesta dei detenuti dentro il carcere

Dall'esterno di San Vittore si sono sentite a lungo le grida dei detenuti che hanno gridato frasi legate alle loro condizioni e all'emergenza Covid-19. Oltre ai classici "libertà, libertà" e agli insulti contro le forze dell'ordine che hanno cercato di contenere la situazione, le persone sul tetto hanno urlato frasi come "qui dentro ci sono casi di Coronavirus". Alcuni di loro, oltre ad avere coperto la faccia con degli stracci, hanno indossato anche guanti sterili monouso, come quelli consigliati per evitare i contagi.

I detenuti cantano "Oje vita, oje vita mia" e chiedono l'indulto

Un altro momento abbastanza singolare della presa di posizione dei detenuti è avvenuto in tarda mattinata, quando dalle voci provenienti dall'interno della prigione si è alzato un coro con il ritornello di 'O surdato 'nnammurato'. Così, tra un "Oje vita, oje vita mia" e un "oje core 'e chistu core", i detenuti sono poi tornati ad urlare slogan per richiedere i loro diritti: "Noi vogliamo i nostri colloqui".

Dopo essere scesi dal tetto per circa trenta minuti, alcuni detenuti sono risaliti poco prima delle 13 - sempre dal lato di piazzale Aquileia - e hanno esposto uno striscione con una sola parola, evidentemente la loro richiesta più urgente: "Indulto". Un altro striscione è apparso dalle finestre all'ultimo piano: "Libertà". 

Rivolta San Vittore, Indulto di CRG-2

La ripresa degli incendi e il tentativo di trattativa

Dopo una breve pausa, attorno alle 14 una decina di detenuti ha raggiunto di nuovo il tetto, ma questa volta dal lato di via Vico. Per farlo, come era visibile dall'esterno, hanno usato una finestrella all'ultimo piano. In quel momento anche le fiamme -  a giudicare dalla colonna di fumo - hanno ripreso vigore.

Poco prima erano andati via il questore di Milano, Sergio Bracco, e il pm Alberto Nobili, responsabile dell'antiterrorismo, che hanno trattato con i detenuti per cercare di sedare la rivolta diplomaticamente.

Video | Il sostegno da fuori: "Tutti liberi" e poi gli scontri con la polizia

Intorno a mezzogiorno, mentre la situazione all'interno diventava incandescente, si sono radunati all'esterno delle mura di sicurezza di San Vittore uomini e donne - appartenenti alle frange anarchiche - con l'intento di sostenere la rivolta dei detenuti. "Fuoco alle galere", "Daje raga': tutti liberi, tutte libere" hanno intonato senza sosta per alcuni minuti. Poi hanno scritto nero su bianco, su uno striscione, il loro coro di sostegno ai detenuti: "Daje raga', siamo con voi. Rivolta!".

Video: le proteste fuori da San Vittore

Le stesse persone hanno poi urlato al megafono cori di incoraggiamento per i detenuti: "Siamo qui per dirvi che non siete soli. Siamo in tanti che non abbiamo niente da perdere e lo Stato deve fare i conti con noi, il Governo deve liberare tutti. Non è giusto interrompere i colloqui con i prigionieri".

Poco prima delle 16, poi, si sono registrati alcuni tafferugli tra i manifestanti all'esterno - in via Vico - e le forze di polizia. Gli agenti in tenuta antisommossa, scudi e manganelli alla mano, hanno allontanato e colpito alcuni degli antagonisti presenti, che stavano cercando di bloccare un pullman della polizia penitenziaria.

"Non vedo mio padre da tre settimane"

Alla spicciolata sono arrivati anche molti parenti di persone detenute, preoccupati, evidentemente, per quanto stava avvenendo dietro le sbarre.

"Non vedo mio padre da tre settimane", ha detto una ragazza che avrà avuto una ventina di anni a MilanoToday. Le ha fatto eco un'altra donna, che ha il genero in carcere e ha spiegato che "i colloqui sono sospesi da tre settimane e saranno sospesi fino al 31 maggio. Loro hanno sbagliato certo, ma hanno anche diritto a vedere qualcuno almeno una volta a settimana, a un po' di umanità".

Con l'avanzare delle ore, i familiari dei detenuti hanno cominciato una sorta di colloquio a distanza con i propri cari. Dall'esterno mogli, fidanzate e figli hanno parlato al megafono e da dietro le mura i detenuti hanno risposto con le urla.

Telefonate e "karaoke"

Si è tentato perfino di fare una chiamata a distanza, sempre via megafono, con la fidanzata di uno dei ragazzi saliti sul tetto.

Video: i familiari parlano con i detenuti dall'esterno

Gli stessi parenti hanno poi dato vita ad un momento molto particolare. Sempre con il megafono, ma poi addirittura con il microfono e l'amplificatore, alcuni dei presenti hanno intonato varie canzoni per dedicarle ai loro cari detenuti. Il tutto sotto lo sguardo attento degli agenti in tenuta antisommossa.

Carceri, pm Milano Nobili: "il virus non c'entra

"Siamo saliti sul tetto di San Vittore, per ascoltare le ragioni dei detenuti, anche perché la storia del coronavirus non ci convinceva. E infatti non c'entrava assolutamente nulla". Così il procuratore aggiunto di Milano, Alberto Nobili, intervistato da Raffaella Calandra per Radio 24. Lui e il pm Gaetano Ruta hanno incontrato una delegazione dei detenuti, che protestavano sul tetto del carcere milanese. E domattina alle 12.30 incontreranno rappresentanti di ogni raggio del penitenziario. "Hanno colto l'occasione di questo momento particolare, per rivendicare trattamenti carcerari migliori, a partire da una diminuzione delle presenze nelle carceri: a San Vittore, sono attualmente 1.200 detenuti, dovrebbero essercene 700. Noi siamo andati solo come ascoltatori, non abbiamo fatto promesse, abbiamo garantito solo che avremmo fatto presenti le loro istanze agli organi competenti"

La protesta nel carcere di Modena: sei morti

La protesta più violenta, nella giornata di domenica, era scoppiata nel carcere di Modena, dove l'istituto penitenziario è stato devastato dal fuoco e dai vandalismi. Sei detenuti hanno perso la vita, ma a quanto pare per motivi non legati alla sommossa.

Secondo fonti dell’amministrazione penitenziaria sui cadaveri non sarebbe stato registrato alcun segno di lesioni. Due decessi, infatti, sarebbero riconducibili a uso di sostanze stupefacenti, mente un terzo detenuto è stato rinvenuto in stato cianotico. Nel tardo pomeriggio, dopo l'irruzione dei reparti antisommossa, è stato allestito un punto medico avanzato, con una tenda gestita da medici e sanitari del 118 Modena Soccorso.

Tra domenica e lunedì scene identiche si sono registrate a Roma, Foggia, Napoli e in altre città italiane. 

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