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Cronaca Baggio / Via Francesco Rismondo

"Sei uomo o donna? Frocio di merda": pugni, pietrate e insulti omofobi contro un 17enne

Il racconto di un ragazzino di diciassette anni picchiato al parco delle Cave dal "branco"

Era seduto, insieme a due amici, su una panchina del parco delle Cave. "Bevevamo una birra, ci facevamo i cavoli nostri", ricorda. Eppure, qualcuno ha deciso che lui e i suoi compagni andavano derisi e puniti, "forse per i miei capelli", dice amaro. Così, in un attimo, sono iniziati gli insulti, le minacce e le botte, quelle vere, che lasciano i segni. 

E Leo, diciassette anni, i segni di quei colpi li ha portati addosso per giorni. Dal 13 novembre è stato costretto ad andare in giro con un occhio nero e con il naso e una guancia graffiati, "marchiati". Perché quel giorno, verso le 17.30, lui e i suoi due amici sono finiti nel mirino di un branco di ragazzini - almeno una decina, tutti più o meno quindicenni - che li hanno aggrediti al grido di "froci di merda". 

"Erano una decina, non li avevo mai visti prima - ricorda Leo a MilanoToday -. Hanno iniziato a deriderci da lontano mentre ci guardavano. Poi, uno di loro si è avvicinato a me e mi ha chiesto «Sei un maschio o una femmina?», forse per i capelli che porto". Il diciassettenne, nella speranza di evitare guai peggiori, si limita a dire "vedete voi", ma evidentemente agli aggressori la risposta non piace e uno di loro li guarda e sentenzia: "Allora siete froci di merda". 

"Noi - spiega Leo - abbiamo continuato a farci i cavoli nostri, mentre loro hanno iniziato a tirarci contro pietre e biciclette. Noi ci siamo alzati per andare via e gli chiedevamo soltanto di smetterla". Le offese e le minacce, però, non bastano e il branco passa alle maniere forti. "Hanno cominciato a seguirci e minacciarci con bottiglie di vetro rotte - racconta Leo, con la voce che si fa meno chiara -, poi hanno buttato a terra uno dei miei amici". A quel punto, il diciassettenne interviene - "solo per portare via il mio compagno" - ma i ragazzini ne hanno anche per lui: "Uno da dietro mi ha spinto - ricostruisce -, mi ha buttato a terra e mi ha preso a calci e pugni in faccia". 

I segni delle botte sul volto di Leo

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Leo, sanguinante dalla bocca e dal naso e con un occhio gonfio, torna a casa e si medica. "Ora fortunatamente sto bene", dice, anche se a fargli più male è l'idea che "al giorno d'oggi accadano ancora queste cose. Frequento il parco da quando sono piccolo e non era mai successo nulla". E poi torna a ripetere, come a voler cancellare quell'aggressione, "eravamo lì tra amici a farci i cavoli nostri". 

Così come i "cavoli loro", lo scorso gennaio li stavano facendo Michele e Marcello. Anche loro, dopo una serata in una una nota discoteca di Porto di Mare, erano stati picchiati, derubati e insultati perché omosessuali. Per quelle botte a maggio erano finiti in manette otto ragazzi - due quindicenni, quattro diciassettenni e due diciannovenni -, ritenuti responsabili a vario titolo di lesioni personali gravissime e rapina.

Video | Il pestaggio a Michele e Marcello

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