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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Porta Venezia / Corso Buenos Aires

Finte ostaggio durante le rapine, madre e figlia progettavano i 'colpi': sette arresti

Complessivamente la banda avrebbe fatto un colpo al mese - ogni rapina fruttava dai sette ai quindicimila euro - per un bottino totale di sessantamila euro che ogni volta veniva diviso fra i vari partecipanti

Nelle immagini delle telecamere di videosorveglianza è evidente: le due donne, prese come ostaggio in alcune delle rapine, sembrano tutto tranne che spaventate, nonostante abbiano la canna di una 'pistola' - che poi si scoprirà essere una riproduzione - puntata contro la schiena. In alcuni casi, è chiaro che le donne attendessero l'arrivo dei rapinatori incappucciati davanti alla porta. 

Anche grazie a queste immagini, gli agenti della Squadra Mobile di Milano, diretti da Lorenzo Bucossi, hanno arrestato sette persone - incluse le due donne - accusate di aver realizzato, a vario titolo, undici rapine tra novembre 2014 e dicembre 2015. Le signore - madre e figlia - erano dipendenti in due diverse sale di scommesse 'Match Point', una in Galleria Buenos Aires e l'altra in via Ariberto. Entrambe le sale erano state colpite con le stesse modalità in varie occasioni. 

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Gli arrestati sono cinque italiani - incluse le due complici - e due stranieri, un brasiliano, da sempre in Italia, e un romeno, l'unico con precedenti penali. Le manette sono scattate per tutti il ventiquattro maggio ma le indagini erano iniziate dopo l'ultima rapina. Pochi minuti dopo le nove del ventisette dicembre, un uomo armato di pistola aveva assaltato la sala 'Match Point' all'interno della Galleria Buenos Aires. Il bottino era stato di quasi sedicimila euro. 

In quell'occasione, un guasto allo scooter usato solitamente per le rapine aveva costretto la banda a utilizzare l'auto di uno di loro. Proprio da lì è crollata la loro rete. Analizzando le immagini delle telecamere della zona, infatti, i poliziotti avevano notato un furgone Mercedes di colore verde transitare immediatamente prima e subito dopo il 'colpo'. Dalla targa del veicolo gli agenti erano risaliti a Marco P., quarantaduenne titolare di un'officina meccanica a Settimo Milanese e autore di alcune delle rapine. Come il suo socio e amico, Luca D.A., ventitre anni. I due sono in contatto con un'altra persona, Adrian Bogdan, un cittadino romeno con precedenti penali di quarantasette anni. Per gli agenti è lui la mente dei delitti anche se materialmente non ha mai partecipato perché con i suoi oltre cento chili sapeva di essere facilmente riconoscibile. 

Seguendo il filo rosso dei contatti interpersonali, la Sezione Antirapine, guidata da Luca Izzo, scopre che lo straniero è sposato con la trentaduenne Paola M., cassiera nella sala scommesse in via Ariberto e figlia della cinquantasettenne Antonella C., cassiera nell'altro negozio di scommesse in Buenos Aires. Le donne presenti - come ostaggio - in quasi tutti i colpi e complici attive nella banda: addirittura, le indagini hanno permesso di notare come in due occasioni il rapinatore di turno fosse entrato con le chiavi da una porta di servizio le cui chiavi erano in possesso delle donne.

I sette rapinatori arrestati - gli altri due sono Daniele D. di ventisette anni e Mario S. B., brasiliano ventiquattrenne - sono accusati anche di aver assaltato ad un supermercato, anche qui con la complicità di un basista, dipendente del market. Altre due rapine sarebbero state commesse ai danni di un locale in piena movida milanese, in corso Como, e in un negozio di pezzi di ricambio per moto.

Complessivamente la banda avrebbe fatto un colpo al mese - ogni rapina fruttava dai sette ai quindicimila euro - per un bottino totale di sessantamila euro che ogni volta veniva diviso fra i vari partecipanti. Gli arrestati - secondo gli investigatori - rapinavano per arrotondare il proprio stipendio, visto che tutti avevano un'occupazione. Significative, in questo senso, le parole di uno degli arrestati, che in un'intercettazione spiega di aver fatto i colpi perché si era presentata l'occasione.
 

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