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Cronaca Peschiera Borromeo

Milano, presi i banditi che volevano sparare agli imprenditori: "Mi sistemo, poi mi sposo"

Fermati i tre dell'assalto al blindato a Peschiera. Due di loro in azione anche in banca a Lodi

Nel giro di trentotto giorni avevano portato a casa oltre settantamila euro, tutti "puliti", tutti in contanti. Eppure, non avevano smesso di "lavorare". Anzi, aspettando il via libera "dall'alto", avevano continuato a fare sopralluoghi per altri colpi da compiere, questa volta contro gli imprenditori, da sorprendere possibilmente nelle loro ville. Mentre loro effettuavano i sopralluoghi, però, i militari osservavano ogni loro spostamento e ascoltavano ogni loro parola. 

Tre uomini - il 49enne Michele Rosario D'Angeli, il 51enne Orazio Attardi e il 45enne Giovanni Pollara, tutti di Gela - sono stati arrestati dai carabinieri di San Donato Milanese, coordinati dal tenente Valerio Azzone, perché ritenuti responsabili dell'assalto a un blindato avvenuto lo scorso 25 gennaio a Peschiera Borromeo e, soltanto Attardi e Pollara, di una rapina in banca a Casalpusterlengo dello scorso 4 marzo. 

Assalto al blindato, le armi

L'assalto armato al blindato 

I fari degli investigatori sul commando si sono accesi proprio il 25 gennaio. Quel giorno, i tre - più un quarto uomo, l'autista - avevano messo nel mirino un portavalori che stava prelevando denaro contante dall'Unicash di Peschiera Borromeo. 

I tre avevano sparato un colpo di fucile a canne mozze contro il vetro del mezzo e poi avevano appiccicato sul finestrino del lato guida una finta bomba pronta ad esplodere. Mentre la guardia giurata a bordo cercava di fuggire, in due avevano seguito i vigilantes e gli avevano strappato di mano le pistole e oltre 30mila euro in contanti. 

Peschiera, assalto al blindato - © B&V

I militari avevano immediatamente raccolto le immagini delle telecamere di video sorveglianza e avevano iniziato a indagare sui tre, che nei giorni precedenti al colpo avevano "verificato" più e più volte il percorso. 

Un colpo che, però, non è rimasto l'unico. Attardi e Pollara, infatti, il 4 marzo avevano svaligiato la banca “Centro Padana” di Casalpusterlengo: erano entrati fingendosi normali clienti e poi, armati solo di un taglierino, avevano svuotato le casse scappando con 40mila euro. 

Gli spari contro gli imprenditori

Spietati e pronti a tutto, i tre avevano continuato la loro attività anche nei giorni successivi. Intercettati dai carabinieri, infatti, parlavano di altri "blitz" da mettere a segno perché - parole di D'Angeli, che è proprietario di una tabaccheria nel Sud Milano - "qua ci sistemiamo" e poi "io mi diverto a fare queste cose, mi sento vivo". 

Così come vivo si sentiva anche Pollara, arrivato a Milano dalla Sicilia pochi giorni prima dell'assalto di Peschiera. Lui, parlando proprio con il "complice" durante un sopralluogo, faceva già progetti per il futuro: "Qua si parla che appena mi sistemo mi sposo". 

E per "sistemarsi" il loro nuovo obiettivo erano le ville. Stando alle indagini dei carabinieri, infatti, il commando aveva deciso di "colpire" gli imprenditori e per farlo - dicevano, giuravano - erano pronti anche a sparare, a gambizzarli. 

I soldi sotto il letto

Le armi, in effetti, non mancavano: nel loro covo nel Lodigiano, a Sordio, i militari hanno trovato un fucile a canne mozze calibro 12, una pistola semiautomatica  calibro 9x21 - rubata a Firenze nel 2013 -, una Pistola Walther P99 calibro 40 con matricola abrasa - quella sottratta alla guardia giurata -, tre taser e sette cartucce. 

Per loro le manette sono scattate all'alba di mercoledi, mentre partivano alla volta del Veneto, con ogni probabilità per fare un colpo. Poco dopo gli stessi carabinieri hanno trovato 1.500 euro in contanti a casa di Attardi e altri 16mila a casa di Pollara, che li aveva nascosti sotto il letto. Quei soldi, sequestrati, dovevano servire proprio per "sistemarsi".
 

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