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Cronaca Stazione Centrale / Piazza Duca d'Aosta

Accoltellò militari e un poliziotto in Centrale: "Hosni violentato in carcere, venga assolto"

La pm ha chiesto dieci anni per il ventunenne. La difesa punta all'incapacità di intendere

"Vizio parziale di mente", ma non tanto da essere considerato incapace di intendere e di volere. Il pm di Milano Laura Ripamonti ha chiesto dieci anni di carcere per Ismail Tommaso Hosni, il ventunenne italo tunisino che lo scorso 18 maggio ha aggredito a coltellate due militari e un agente della Polfer nel mezzanino della stazione Centrale di Milano

Militari accoltellati in Centrale (foto Bennati/MilanoToday)

Al giovane, che è a processo per tentato omicidio, lesioni e resistenza, una perizia ha riconosciuto un "vizio parziale di mente" con un "ritardo" anche se è "capace di stare in giudizio". La sua difesa, invece, continua a puntare sull'incapacità totale di intendere e di volere, chiedendo l'assoluzione e il conseguente ricovero in una comunità terapeutica per essere curato.

Lo stesso legale di Hosni, Giusy Regina, ha spiegato in aula che il tunisino "è stato violentato" da altri detenuti a San Vittore, lasciando intendere che quel posto non fa per lui. 

Video | La folle aggressione di Hosni in Centrale

Hosni - fermato dopo il raid in Centrale proprio dalle tre vittime, rimaste tutte ferite -, non aveva saputo dare una spiegazione di quella follia. "Ho rubato quei due coltelli — aveva spiegato — perché in stazione c’erano delle persone che volevano farmi del male, per difendermi, ricordo che ero in stazione ma non ricordo nulla dell’aggressione, quando mi sono svegliato avevo il sangue sulle mani. Quel giorno avevo assunto cocaina". A incastrarlo, però, ci avevano pensato anche le immagini riprese dalle telecamere di video sorveglianza che lo avevano ripreso chiaramente mentre si scagliava con violenza contro i militari e l'agente. 

Il ventunenne, che per gli investigatori era all'inizio di un percorso di radicalizzazione islamica, è anche indagato in un altro filone dell'inchiesta per terrorismo internazionale, dopo che gli investigatori avevano trovato nel suo profilo Facebook video inneggianti alle azioni dello Stato islamico. 
 

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