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Cronaca

Maxi operazione antiriciclaggio tra Milano e Roma: 25 arrestati

Un sodalizio romano "ripuliva" il denaro di cittadini cinesi residenti a Milano

Riciclaggio e fittizia intestazione di beni: questa l'accusa nei confronti di venticinque persone, di cui dodici in carcere, otto ai domiciliari e cinque con obbligo di dimora e divieto di esercitare impresa per un anno, in seguito ad una indagine dei carabinieri di Roma e della direzione distrettuale antimafia della capitale che ha coinvolto anche persone residenti a Milano e provincia.

L'operazione "Jolly" ha individuato due gruppi che riciclavano denaro anche verso l'estero, che facevano capo a tre imprenditori romani, uno retto da T.S., 53enne, commerciante d'auto con precedenti, e da S.F., 31enne, che opera nell'interinale e nell'immobiliare, incensurato. L'altro guidato dal 33enne D.V.A., con precedenti per droga.

Il video dell'operazione "Jolly"

Mentre il secondo gruppo riciclava denaro proveniente dallo spaccio di droga a Roma, il primo dei due gruppi, quello retto da T.S. e S.F., "ripuliva" il capitale raccolto - in provincia di Milano - da cittadini cinesi, per un totale di circa quindici milioni di euro.

Il denaro contante, raccolto illecitamente nel Milanese, veniva sostituito con l'utilizzo di numerose persone giuridiche i cui legali rappresentanti sono stati a loro volta arrestati; i due imprenditori effettuavano bonifici per operazioni inesistenti a favore di società che - a loro volta - trasferivano il denaro su conti correnti di una società inglese con sede a Londra controllata da prestanome dei cinesi, i quali rientravano all'estero in possesso del denaro "ripulito".

L'indagine è uno stralcio di un'altra attività dei carabinieri sul riciclaggio - aggravato dal metodo mafioso - a carico di un commercialista napoletano residente a Roma, che sarebbe a disposizione di esponenti della camorra, arrestato il 16 novembre 2015. Le due centrali di riciclaggio erano sostanzialmente a disposizione di chiunque avesse bisogno di ripulire il denaro di provenienza illecita, di qui il nome dell'operazione "Jolly". I vertici delle due organizzazioni trattenevano come compenso il 4% del denaro riciclato. 

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