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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Maciachini / Via Lepontina

Sfrattati disabile di 93 anni e il figlio malato di 68, ma in città ci sono diecimila case vuote

Orea e Daniele sono stati sfrattati mercoledì: da un anno non pagavano l'affitto. La storia

Orea di anni ne ha novantatré: è invalida al 100% ed è costretta a stare su una sedia a rotelle. L'unico familiare che ha ancora con lei è Daniele, suo figlio, che di anni ne ha sessantotto ed è affetto dal Parkinson. Entrambi, inevitabilmente, non hanno un lavoro, non hanno uno stipendio e vanno avanti grazie a una piccola pensione, che permette loro di far fronte alle spese di tutti i giorni e a quelle sanitarie. Eppure, nonostante tutto questo, Orea e Daniele sono finiti in mezzo a una strada: sfrattati da una casa di via Lepontina 8 che da circa un anno occupavano senza più pagare l'affitto. 

Mercoledì mattina, dopo un primo tentativo di sgombero rinviato il mese scorso, mamma e figlio hanno dovuto svuotare la loro abitazione e hanno dovuto lasciare quell'appartamento che era l'unica cosa che gli era rimasta. Ad aspettarli fuori hanno trovato la polizia, l'ufficiale giudiziario e gli attivisti del comitato "Abitanti San Siro" e di "Asia". Proprio i ragazzi, da quando hanno scoperto la situazione di Orea, le sono sempre stati accanto e hanno voluto essere presenti anche in un momento così difficile per l'anziana, che - denunciano - "è stata lasciata sola dal comune e dai servizi sociali. 

Milano, sfrattata anziana disabile di 93 anni

"Milano abbandona i suoi figli, anche alle porte dell’inverno con il gelo che comincia a infilarsi nelle ossa la risposta è sempre la stessa: nessuna", denunciano dal comitato, che sottolinea come in città ci siano diecimila case popolari vuote e ottantamila abitazioni private sfitte.

I servizi sociali, in realtà, una proposta a Orea e Daniele l'avevano fatta: trasferirsi in una struttura sanitaria in attesa di una casa popolare, anche se in graduatoria la famiglia è al momento soltanto 827esima. Ma la novantatreenne - fiera e lucida - ha preferito dire di no perché - ha rivendicato - lei e suo figlio “vogliono la libertà di vivere in una casa, decidere della loro vita e non essere limitati dalle costrizioni che ci possono essere in un ospizio o in una residenza sanitaria”.

E un posto dove stare alla fine Orea l'ha trovato grazie all'impegno degli attivisti del quartiere e alla solidarietà dello "Spazio di mutuo soccorso", un progetto di resistenza alla crisi che scommette sulla solidarietà. Mamma e figlio, infatti, saranno ospitati nella “casa polmone” della "associazione" fino a quando avranno l’assegnazione della casa popolare". Lì, sottolineano gli attivisti, troveranno il "caldo dell’abbraccio solidale di una comunità che sa cosa vuol dire solidarietà". 

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