Ha perso il lavoro dopo un incidente: disabile sgomberata
Era in affitto ma non poteva più pagare il canone dopo l'incidente e il lungo periodo in ospedale. Collocata in una casa accoglienza, «ma qui non posso fare la riabilitazione»
Un incidente che divide la vita tra "prima" e "dopo". Prima, una vita normale, come tante. Una casa, un lavoro, un compagno. Dopo, mesi e mesi di ricovero in ospedale. La sedia a rotelle. La (lunga e faticosa) riabilitazione. E non solo: perché la ragazza di 28 anni protagonista di questa vicenda nel frattempo perde il lavoro, si vede finire la relazione con il compagno e, il 20 settembre, viene anche sgomberata dall'appartamento.
Era sotto sfratto da tempo: perso il lavoro, non era più riuscita a pagare il canone di locazione. Più volte ha chiesto al comune di Milano la possibilità di un appartamento adeguato al suo nuovo stato («la mia casa attuale, quella da cui sono stata sgomberatao, non era 'adatta' ai disabili», spiega a MilanoToday, «ma l'ho 'adattata' io in qualche modo»), ed è stata inserita in graduatoria per le case popolari. Ma gli impiegati le davano sempre la stessa risposta: «Non abbiamo case per disabili disponibili».
Così il tempo è trascorso. Dall'altra parte il locatore ha avviato la procedura di sfratto. In mezzo, come spesso accade, il nulla. Nessuna nuova opportunità, nessuna soluzione reale, nessun modo per uscire da una situazione che, di certo, la 28enne non è andata a cercarsi. Si parla tanto di "morosità incolpevole", forse se ne parla comunque troppo poco. Per esempio, l'agenzia sociale per la locazione, aperta dall'amministrazione milanese nel 2015, che prevede specifici interventi proprio per aiutare i morosi incolpevoli, è stata interpellata da chi, in questi ultimi mesi, si è occupato dello sfratto della nostra lettrice?
L'assistente sociale ha dato alla ragazza un'unica possibilità: la sistemazione in una casa di accoglienza. «Completamente inadatta alla mia situazione», spiega la giovane, che appena ha messo piede nella struttura si è resa conto che non c'è alcuna privacy, è molto complicato effettuare gli esercizi di riabilitazione assolutamente necessari per lei, e soprattutto gli altri ospiti sarebbero quasi tutti con problemi psichiatrici.
Ora la giovane chiede aiuto, attraverso MilanoToday, e noi giriamo volentieri il suo appello. Al comune di Milano e anche ai sindacati degli inquilini.