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Cronaca

Sgombero campi rom: volontari denunciano sindaco e vicesindaco

Trentanove cittadini hanno presentato una denuncia nei confronti del sindaco e del vicesindaco di Milano. Lo scopo è salvaguardare il diritto allo studio dei bambini. Il motivo: nel corso degli sgomberi sarebbero stati commesi tre reati

L'effetto collaterale meno evidente ma, secondo alcuni, più pericoloso dello sgombero dei campi rom è la ricaduta sui bambini che vivono nei campi stessi. Se ne parla poco, così stamattina è stata presentata una denuncia al sindaco Moratti e all’assessore alla sicurezza De Corato, da parte di un gruppo di sostegno ai nomadi dei campi della periferia est di Milano: il Forlanini-Cavriana e i campi di via Redecesio e via Rubattino.

L’avvocato Gilberto Pagani ha spiegato il senso della denuncia alle istituzioni: “Abbiamo ravvisato tre reati. Primo, l’abuso d’ufficio, che significa utilizzare mezzi pubblici per finalità contrarie agli interessi pubblici. In questo caso, l’interesse pubblico è chiarito da una legge regionale che parla della priorità per l’inserimento dei bambini a scuola. L’abuso d’ufficio risiede proprio nel fatto che si sgomberano i campi provocando il contrario dell’interesse pubblico, ovvero l’abbandono scolastico dei minori. Si interrompe anche il loro diritto a frequentare le aule scolastiche, e questo è il secondo reato che ravvisiamo: l’interruzione di pubblico servizio”.

Continua Pagani: “Il terzo reato è il danneggiamento della proprietà privata, perché quando ci sono gli sgomberi entrano in azione le ruspe, che distruggono ogni cosa: tende, baracche, vestiti, oggetti, libri e quaderni”.

Una sua collega, Anna Brambilla, conclude: “Oltre a questi tre reati abbiamo ravvisato gli estremi anche per l’aggravante dell’odio razziale, secondo l’art. 3 della Legge Mancino del 1995. Questo perché il Comune, operando gli sgomberi, sdogana di fatto l’odio verso i rom in quanto tali. Il comune cittadino potrà percepire come normale il fatto di disprezzare qualcuno per la sua etnia”.

Questa interpretazione della Legge Mancino è però controversa. Perlomeno c’è un noto precedente: a Verona fu organizzata una manifestazione di protesta contro un insediamento di rom, e il pm Papalia ravvisò gli estremi dell’azione razzista. In primo e secondo grado gli imputati, tra cui l’attuale sindaco di Verona Flavio Tosi, vennero condannati, ma la Cassazione nel 2008 sentenziò che “la discriminazione dovuta all’altrui criminosità non è discriminazione razziale”. In realtà una successiva sentenza d’Appello e un’altra di Cassazione, nel 2009, ravvisarono poi nei volantini diffusi da Tosi e dai suoi militanti una effettiva discriminazione razziale e confermarono le condanne.

Tralasciando comunque il piano prettamente giuridico, i promotori della denuncia intendono soffermarsi sull’aspetto umanitario verso i bambini. Afferma Paolo Agnoletto del Gruppo di Sostegno Forlanini-Cavriana: “Quando avviene uno sgombero, i bambini si rifiutano di andare a scuola. Il nostro vuole essere l’estremo tentativo di salvaguardare il loro diritto a istruirsi. Quello che ravvisiamo è una vera e propria persecuzione, dato che le famiglie vengono sgomberate più e più volte nel giro di pochi anni, a volte di pochi mesi”.

Ed Elena Guffanti, del medesimo Gruppo di Sostegno, ricorda che “la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, al principio quarto, dice: il fanciullo deve (..) crescere e svilupparsi in modo sano. A tal fine devono essere assicurate, a lui e alla madre, le cure mediche e le protezioni sociali adeguate.  Lo Stato, attraverso i programmi scolastici, insegna questi principi. C’è anche una materia chiamata Educazione alla convivenza civile. Ho provato imbarazzo verso i genitori dei bambini rom, perché lo stesso Stato, al di fuori della scuola, teorizza e mette in pratica segregazione ed emarginazione”.

 

La denuncia



Un po’ di storia. Il campo di via Cavriana angolo Forlanini era una caserma in disuso, rifugio di circa 150 profughi del Corno d’Africa e poi, sgomberati questi e abbattuta l’ex caserma, di un gruppo di rom in prevalenza rumeni. Il campo è stato oggetto di quattordici sgomberi, l’ultimo il 20 ottobre, e attualmente gli abitanti non hanno fissa dimora.

Diversa, ma non troppo, la storia di via Rubattino, poco più a nord di via Cavriana. Questi sono seguiti costantemente dalla Comunità di Sant’Egidio, che nel settembre 2008 era riuscita a inserire nove bambini, benché abitanti di un campo irregolare, nelle scuole di quartiere. Bambini che diventano 36 soltanto un anno dopo, distribuiti in dieci scuole elementari e medie della zona. Ma nel novembre 2009 il campo, che ospita circa trecento persone, viene sgomberato.

La Comunità di Sant’Egidio fornisce un dato comunque positivo sull’attività scolastica: dei 36 bambini, 4 abbandonano e altri 4 vengono bocciati a fine anno scolastico. Occorre sottolineare che si tratta di ragazzi comunque difficili, che a causa dello sgombero sono andati a vivere anche molto lontano dal quartiere.

Durante l’estate del 2010 si viene a formare un nuovo campo in via Rubattino, con 29 bambini iscritti alle scuole che frequentano alcuni corsi preparatori organizzati sempre dalla Comunità. Ma il 7 settembre, poco prima dell’inizio dell’anno scolastico, il campo viene nuovamente sgomberato. Si presenteranno alle scuole 19 bambini su 29. Nel giro di qualche giorno, i rom si reinsediano in via Rubattino e nella vicina via Redecesio. Si tratta di circa 80 persone tra cui 18 bambini che stanno frequentando le scuole. Infine, il 21 ottobre, i nuovi insediamenti sono sgomberati. Dei 18 bambini ne tornano a scuola 13.

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