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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Pesce surgelato al ristorante, ma nel menù non è scritto: condannato in Cassazione

La disavventura di un ristoratore milanese che ha perso il ricorso in Cassazione

Se un ristorante serve prodotti surgelati deve scriverlo chiaramente sul menù. Lo ha stabilito la terza sezione penale della Corte di Cassazione confermando la condanna a un ristoratore milanese che ora dovrà pagare 200 euro di multa per tentata frode in commercio. Il ristoratore (Davide Ivan Lacerenza, ex compagno della figlia di Wanna Marchi Stefania Nobile) aveva presentato ricorso contro la sentenza d'Appello ritenendo che non vi fosse una "pattuizione" ingannevole visto che, al momento del controllo (che risale al 2010), non c'erano clienti nel ristorante. Il locale è molto noto a Milano per i costosissimi piatti di pesce. 

In altre parole, nel ristorante erano stati trovati cibi surgelati, ma nel menù non v'era traccia di questo. La Cassazione, però, ha stabilito che, per configurare il reato di rode in commercio, «non è necessaria la concreta contrattazione con un avventore, essendo integrato il reato, nella forma tentata, in presenza di detenzione all'interno di un esercizio per la ristorazione di alimenti surgelati destinati alla somministrazione, senza che nella lista delle vivande sia indicata tale qualità in assenza, oltretutto, di alimenti freschi essendo congelata la totalità delle provviste».

Risultato: la Cassazione ha respinto il ricorso e condannato il ristoratore a pagare la multa stabilita in Appello, di 200 euro, oltre alle spese processuali e anche 2 mila euro alla Cassa delle Ammende perché il ricorrente avrebbe dovuto prevedere l'inammissibilità del ricorso mentre lo presentava. 

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