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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Stazione Centrale / Piazza Duca d'Aosta

Ammassati nei furgoni come bestie: così i profughi cercano di lasciare l'Italia, 34 arresti

"Quello che abbiamo scoperto è una goccia nella mare", lo ha detto Ilda Boccassini

"Queste persone, arrivate in Europa per cercare un futuro migliore, venivano trattate in modo disumano ma quello che abbiamo scoperto è una goccia nella mare". Con queste parole il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, ha raccontato ai giornalisti l'operazione che ha permesso di smantellare un'organizzazione che si dedicava al traffico di essere umani, in particolare al trasporto di profughi dal Sud Italia verso il Nord Europa.

Trasportavano Migranti nei camion: arrestati

La struttura - smantellata lunedì mattina dalla Squadra Mobile di Cremona, coordinata e diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano - era composta da trentaquattro persone. Diciotto di loro sono stati arrestati in Italia, quattro sono irreperibili, mentre gli altri sono stati raggiunti dall'ordinanza di misura cautelare in Germania e Francia. La loro base operativa era nei pressi della Stazione Centrale di Milano. Al vertice c'erano cittadini egiziani, ma i membri erano di molte nazionalità: afgani, somali, albanesi, tunisini e italiani, in tutto tre con il ruolo di autisti. Agli arrestati viene contestato il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina con l'aggravante della transnazionalità.

VIDEO: Il viaggio della speranza

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Il meccanismo di reclutamento di questi "poveracci" - stando a quanto rivelato dagli investigatori - era sempre lo stesso. Un membro della struttura dimorava a Catania e, grazie ai suoi contatti, la banda era in grado di conoscere gli sbarchi di profughi sulle coste siciliane quasi in diretta. Era lì che si adescavano con facilità gli immigrati desiderosi di raggiungere il Nord Europa - Germania e Svezia in primis - per motivi familiari ma anche lavorativi.

A chi pagava - di solito tra i cinquecento e i mille euro -, la struttura garantiva il trasporto fino in Francia. Il viaggio avveniva generalmente in treno fino a Ventimiglia, passando per Milano. Poi venivano stipati in furgoni per il passaggio del valico. La Mobile cremonese, guidata da Nicola Lelario, ha documentato sessantadue viaggi, in due anni di indagini. 

L'organizzazione aveva delle regole fisse per questi viaggi della speranza: i profughi - in treno - non dovevano mai parlare con i membri della banda e non dovevano stare in gruppi numerosi. Poi - una volta arrivati a Ventimiglia, venivano stipati in furgoncini cassonati, ma a volte anche nei bagagliai di auto comuni. Durante uno dei blitz, la polizia ha trovato in un piccolo furgone quarantuno persone ammassate dietro e chiuse con un lucchetto. L'intervento degli agenti è stato una liberazione per gli immigranti, che rischiavano di morire soffocati.

La maggior parte delle persone 'salvate' era originaria della Siria, Eritrea, Somalia ed Egitto. In alcuni casi, tra le vittime c'erano anche dei minori. Tutti, una volta salvati, sono stati affidati ai centri d'accoglienza regolari.

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