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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Rene di un adulto trapiantato a bambino di 3 anni: rarissimo intervento al Policlinico

L'operazione grazie alla donazione della madre, superando i rischi dovuti alle dimensioni diverse dell'organo

Se può essere particoarmente delicato un trapianto (operazione in sé già delicata), è quando un organo di un adulto viene trapiantato in un bambino molto piccolo. Ed è quello che è successo al Policlinico ad un bimbo di tre anni, che chiameremo Simone (nome di fantasia), a cui i medici hanno trapiantato il rene della madre per curargli una grave malattia. In Italia si tratta di un intervento rarissimo: soltanto cinque le operazioni di questo tipo su bimbi così piccoli negli ultimi 15 anni.

Simone vive con la famiglia in una città emiliana ed è nato prematuro nel 2012. Soffre di una malattia cronica, la displasia renale bilaterale, che lo ha costretto alla dialisi fin da quando aveva appena un anno di vita. Lo segue il direttore di Nefrologia pediatrica del Policlinico, Giovanni Montini, secondo cui c'è bisogno di un rene nuovo. 

Ma la tenerissima età del paziente è un ostacolo. «La lista d'attesa per un trapianto da cadavere è lunga perché la disponibilità di donatori deceduti di età pediatrica è scarsa», spiega Montini. Solitamente infatti si sceglie di effettuare donazioni di organi compatibili con le dimensioni del paziente. La madre sarebbe compatibile, ma come è ovvio il suo rene è grosso per l'addome di un bimbo così piccolo. Cosa che - fino a qualche tempo fa - escludeva l'opzione di trapianto, perché (come spiega Claudio Beretta, alla guida dell'unità operativa di trapianto del rene) «la discrepanza di dimensioni poteva portare a un elevato rischio di insuccesso».

I medici del Policlinico decidono allora di modificare la tecnica operatoria d'intervento che si usa normalmente per gli adulti. «Nel trapianto normale su un bambino - spiega Beretta - il rene viene inserito all'interno del peritoneo, una membrana che aiuta a mantenere gli organi addominali nella loro giusta posizione. Noi abbiamo però scelto di trapiantare il rene al di fuori del peritoneo, in uno spazio più contenuto e 'obbligato' che avrebbe permesso di non spostare né modificare il resto dei visceri».

Il rene nuovo, inoltre, è stato collegato al circolo sanguigno mettendolo in comunicazione con l'aorta e la vena cava e non, come avviene normalmente, con i vasi iliaci, che si trovano più in basso nel bacino. L'intervento è durato 3 ore, ed è avvenuto il 13 gennaio 2016; insieme al dottor Beretta e al professor Montini hanno lavorato gli esperti del Nord Italia Transplant, i nefrologi della Pediatria, gli anestesisti, gli infermieri e una psicologa che ha affiancato i genitori per tutto il tempo.

«Nel nostro ospedale - ricorda Beretta - abbiamo iniziato con i trapianti di rene nel maggio del 1969, e ad oggi questo è il primo caso del genere». In quarantasette anni, al Policlinico sono stati effettuati 379 trapianti di rene in bambini, di cui 339 da cadavere e 42 da vivente; 34 sono stati compiuti su bimbi con meno di 4 anni: il caso di Simone, però, è ad oggi l'unico da donatore vivente.

Attualmente sono in lista di attesa per trapianto al Policlinico 40 bimbi, e la maggior parte aspetta un organo da donatore deceduto. Il buon risultato del trapianto su Simone ha però già modificato questa scelta: infatti per alcuni piccoli pazienti in dialisi è già stata prospettata la possibilità di ricevere una donazione d'organo da vivente, e sarà lo stesso anche per tutti i bimbi che saranno ricoverati in futuro.

Il trapianto su Simone, in pratica, ha aperto la strada ad un nuovo modo di procedere, e questo potrebbe anche accorciare l'attesa di tutti quei bimbi in dialisi che aspettano di ricevere un rene nuovo. Operazione che, comunque, «ha bisogno anche del fondamentale supporto umano dei volontari - specifica Montini - come quelli dell'Associazione Bambino Nefropatico Onlus che, nel caso di Simone così come per tanti altri piccoli pazienti del nostro ospedale, si occupano di assistere il bimbo e la loro famiglia offrendo loro, tra le altre cose, un'assistenza per l'alloggio, ma anche un appoggio umano e personale».

Ora Simone sta bene, ed è già tornato a casa con i suoi genitori. «Il rene trapiantato sta funzionando regolarmente - conclude Beretta - e non si sono presentati segni di rigetto precoce. Il bimbo dovrà continuare la terapia immunosoppressiva per tutta la vita, e fare qualche attenzione in più al rischio di eventuali infezioni. Ma di fatto lo aspetta una vita praticamente normale, quasi come quella di tutti gli altri bambini».

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