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Cronaca Cimiano / Via Padova

Il Cardinale Tettamanzi su via Padova: ferma condanna della violenza

La prima parola è la ferma condanna della violenza. Recita così l'editoriale pubblicato questa mattina sul sito della Diocesi di Milano. Quanto accaduto nei giorni scorsi in via Padova è un episodio grave e bisognoso di approfondimento, continua l'articolo. E fa riflettere sul "tessuto civile del quartiere": qui non si tratta, fa intendere, solo di immigrazione o malavita. Poi conclude: "soluzioni drastiche ed immediate sono solo una illusione"

Via Padova ieri e via Padova oggi. Dieci anni fa l'uccisione di un gioielliere con "criminali e vittime italiane", oggi la rissa fra extracomunitari che ha avuto come tragico epilogo la morte di un giovane egiziano. E' questa la riflessione dell'editoriale pubblicato questa mattina sul sito della Diocesi di Milano, governata dal cardianale Tettamanzi. "A ben vedere il problema principale non riguarda solo la criminalità organizzata, ieri, o l’immigrazione non governata, oggi, ma anche il degrado del tessuto civile del quartiere". Le prime parole sono di ferma condanna della violenza: "Non accettiamo di assistere inermi a questa spirale di aggressività: morire in questo modo è, oltre che drammatico, assurdo. Nemmeno vogliamo addomesticare il cuore e i sensi all’abitudine per la violenza posta quotidianamente sotto i nostri occhi; continuiamo a operare per l’edificazione di una città aperta e umana, capace di coniugare sicurezza e integrazione".

  Che esistano soluzioni drastiche e immediate è solo una illusione  


Poi ci sono le parole per il mondo istutuzionale, prontamente intervenuto per esprimere il disappunto sulla rissa degenerata e per sollevare i problemi di degrado, i problemi della sicureza, i problemi di sempre. "Abbiamo ascoltato in questi giorni interventi istituzionali limpidi, capaci di richiamare con severità ed equilibrio ai valori che fondano la convivenza, ma anche al consueto e triste gioco politico di parte, nel quale i problemi reali vengono puntualmente sacrificati sull’altare della ricerca del consenso elettorale".

E forse è in questa necessità di piegarsi alla logica delle urne, il vero problema su cui insistere. Che esistano soluzioni drastiche e immediate per risolvere i conflitti, è solo una illusione. La via, spiega l'editoriale, è quella dell'integrazione. Ma quale? In che modo? "Resta ancora equivoco il senso da attribuire a questa espressione. Per alcuni coincide sostanzialmente con l’“adeguamento integrale” di altri ai nostri modi: di parlare, di vivere, di agire, di consumare… In buona sostanza con l’omologazione. In realtà un’autentica integrazione suppone anzitutto conoscenza, dialogo, ascolto a partire dalla riscoperta delle proprie radici, così che le diverse componenti dell’unico corpo sociale possano contribuire, ciascuna con la propria originalità, al bene comune e al volto di una città migliore".

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