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Cronaca

Segregata in casa e resa "schiava": arrestati il marito, i suoceri e i cognati

La giovane era letteralmente alla mercé dei familiari. Non poteva far niente (nemmeno cucinare un piatto o lavarsi) senza il loro permesso

Ora sta bene e si trova in una struttura protetta con il figlio di pochi mesi. E sei persone della sua famiglia sono state arrestate. Ma l'incubo è durato quasi cinque anni per una ragazza pakistana che ne ha 25 e veniva sistematicamente vessata e perseguitata dai suoi familiari, fino a non poter di fatto uscire di casa né comunicare con il mondo esterno. Se avesse provato a ribellarsi sarebbe stata ripudiata, con la conseguenza di essere poi malvitsa dalla comunità dei connazionali.

Agli arresti il marito, i suoceri e i tre cognati (due uomini e una donna). Stando alle indagini dei carabinieri, avevano di fatto ridotto in schiavitù la 25enne, che dopo il matrimonio era andata a vivere con tutta la famiglia del marito. Il quadro che esce è terribile. La ragazza non poteva nemmeno utilizzare la stanza da bagno senza che qualcuno la controllasse. Doveva alzarsi tutti i giorni alle sei del mattino e fare tutti i lavori domestici senza pausa, e senza poter uscire di casa.

Questo accadeva anche durante le due gravidanze, una del 2012 e una del 2015. In particolare, durante l'ultima, al sesto mese, all'improvviso la giovane era stata cacciata di casa in piena notte. Non solo. Il marito la minacciava di morte e la picchiava se la giovane (che non parla la lingua italiana) non eseguiva correttamente e per intero tutti i lavori domestici che le erano stati "assegnati" dagli uomini della famiglia o dalla suocera. E non poteva nemmeno cibarsi liberamente: i mobili della cucina e il frigorifero erano stati dotati di lucchetti, di cui la giovane ovviamente non possedeva le chiavi.

L'unica "libertà" che le veniva concessa era quella di parlare ogni tanto al telefono con i genitori, che vivono in Pakistan, ma in vivavoce perché fossero controllati i dialoghi. Se invece per un qualche motivo tutto il resto della famiglia doveva allontanarsi da casa, chiudeva a chiave la porta in modo che lei non potesse allontanarsi. 

E se aveva il "dovere" di eseguire pedissequamente tutte le incombenze domestiche, non poteva però "permettersi" di farlo senza la preventiva autorizzazione. Un giorno, ad esempio, aveva cucinato un piatto senza comunicarlo prima ai familiari e, per questo motivo, era stata picchiata.

Negli ultimi tempi la famiglia si era avvicinata all'Islam radicale. Tanto per dire, il marito della donna, al momento dell'arresto, ha chiesto di potersi lavare completamente e poi di pregare. Sua madre, invece, è stata vestita e poi accompagnata fino all'auto dei carabinieri dalla figlia di 23 anni, in modo da evitare qualunque contatto con i militari (uomini).

Nell'autunno del 2015 la ragazza è riuscita a denunciare tutto ai carabinieri di Busto Arsizio (il nucleo familiare vive in provincia di Varese, a Cassano Magnago). I militari hanno condotto le indagini, coordinate dal pm di Milano Paola Biondillo della direzione distrettuale antimafia di Milano. I sei arrestati sono stati condotti in carcere e rispondono di riduzione in schiavitù e violenza privata aggravata.

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