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Economia

Quando le detenute fanno gli abiti ai magistrati

Mercoledì la nuova collezione della "Sartoria San Vittore", atelier che nasce dall'inventiva di detenute ed ex detenute, grazie alla cooperativa Alice. I clienti migliori? "I magistrati"

Frange e intrecci per abiti e camicie e poi tanto colore. E' questo lo stile della nuova collezione primavera-estate confezionata dalla Cooperativa Alice, impegnata nel reinserimento delle persone detenute nel mondo del lavoro, che verrà presentata mercoledì nel negozio, in pieno centro a Milano, 'Sartoria San Vittore'.

Ogni creazione in cotone e jersey, dalle linee morbide che seguono il corpo, disegnata dalla stilista Rosita Onofri, ha preso forma dalla professionalità di detenute o ex detenute. Poco meno di una trentina che, a seconda del loro destino, lavorano otto ore al giorno nei tre laboratori della cooperativa: uno nel carcere di San Vittore, un secondo in quello di Bollate e un terzo, esterno, dove su 15 lavoratrici, nove sono ex detenute o donne in semilibertà o in affidamento in prova ai servizi sociali.

Artigiane che, appresa l'arte del mestiere (alcune con esperienza decennale), lavorano tutto l'anno per creare abiti da sposa, pret-a-porter (circa 2mila e 500 capi) e anche toghe per magistrati. Proprio la produzione di toghe è risultata "fondamentale, quest'anno per il budget", conferma Elisa che da anni lavora nel negozio.

Sono i magistrati i clienti migliori insomma, che danno lavoro "senza mai chiedere prezzi di favore" aggiunge Alessandro Brevi, uno dei fondatori della cooperativa. Nel piccolo negozio 'Sartoria San Vittore' su due livelli, in via Terraggio a due passi da Sant'Ambrogio e dall'omonima via, dalle 17 di mercoledì verrà presentata la nuova collezione (fonte: ansa). 

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