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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Crisi Alitalia: Malpensa e Linate non sarebbero toccati. Sala: "Basta salvataggi"

A Malpensa la quota passeggeri di Alitalia è ormai irrisoria. A Linate è invece oltre la metà del totale, ma i concorrenti non vedono l'ora di appropriarsi dei diritti di decollo e atterraggio

Linate e Malpensa non temono la crisi di Alitalia. Anche se l'ex compagnia di bandiera dovesse fallire dopo il "no" dei lavoratori alla ristrutturazione aziendale, infatti, i due aeroporti meneghini supererebbero la questione senza traumi. Diverse le situazioni dei due scali: Malpensa, ormai, di Alitalia non ha quasi più nulla. Soltanto tre destinazioni: Abu Dhabi, New York e Tokyo. Il colpo di grazia risale al 2007, quando Alitalia decise di abbandonare Malpensa in favore di Fiumicino. Lo stesso sindaco Beppe Sala ha dichiarato di non essere per nulla d'accordo con l'ennesimo salvataggio. 

Decisione che portò ad un crollo nel numero di passeggeri, ma lo scalo intercontinentale milanese è ovviamente appetibile e da quelle parti non ci misero molto a riprendersi. Così, ad aprile 2017, Alitalia ha rappresentato l'1,3% del numero complessivo di passeggeri su Malpensa (i dati sono riferiti da Repubblica). Dovesse cessare di esistere, non sarebbe un grave contraccolpo. 

La situazione a Linate è diversa: qui, Alitalia porta più della metà dei passeggeri totali. Ma ugualmente non preoccupante per i vertici aziendali di Sea, la società che gestisce i due scali milanesi. Se Alitalia dovesse essere integralmente ceduta a Lufthansa (è una delle possibilità), la compagnia tedesca si "approprierebbe" semplicemente degli slot tricolori; se invece la cessione dovesse essere "a piccole fette", i diritti di atterraggio e decollo (gestiti a livello nazionale dall'associazione Assoclearance) potrebbero essere facilmente riassegnati ai concorrenti, che non vedono l'ora di rinforzare la presenza su Linate. 

In caso di vittoria del sì al referendum, il consiglio d'amministrazione della compagnia avrebbe investito circa due miliardi di euro nella ricapitalizzazione, con un piano industriale che avrebbe tra l'altro messo un tetto agli aumenti salariari in caso di promozioni, riduzione di riposi annuali, esodi incentivati di piloti e asistenti di volo, licenziamenti. Ora, con la vittoria del no, si avvierebbe la procedura di amministrazione straordinaria, con un commissario governativo che, entro 180 giorni, avrebbe il compito di produrre un piano di ristrutturazione con l'ipotesi della cessione o del fallimento. 

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