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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Porta Ticinese / Via Giovanni Spadolini

Fujistu via da Milano: la sede meneghina verso la chiusura, in 190 a rischio licenziamento

L'azienda sposta la propria "produzione" nel Regno Unito. Sede milanese a rischio chiusura

Tecnicamente, un "piano di riorganizzazione globale". Praticamente, la produzione che lascia l'Italia per spostarsi altrove. Con il risultato, evidente ed inevitabile, di quasi duecento famiglie senza più un lavoro. 

È nerissimo il futuro dei dipendenti dello stabilimento Fujitsu di Milano, che sotto la Madonnina ha la sua sede nel centro Leoni di via Spadolini. Lunedì, infatti, stando a quanto reso noto dalla Fim Cisl, l'azienda ha ufficializzato la propria intenzione di "declassare i paesi del Sud Europa, tra cui l'Italia" e la scelta di "concretizzare la presenza diretta di Fujitsu nei Paesi considerati adatti a supportare la crescita dei servizi". 

"Produzione" spostata in Uk

Sostanzialmente, la società giapponese - che a Milano si occupa di progettazione ingegneristica ed informatica - ha deciso di portare la "produzione" nel Regno Unito, per poi affidarsi in Italia a concessionari multi marca. 

"È abbastanza probabile - l'amara constatazione del sindacato - che si vada verso la chiusura delle sedi italiane di Milano e Roma con il conseguente licenziamento di tutti i dipendenti del Gruppo. A Milano i posti a rischio sono circa 190", tra impiegati e dirigenti.

Proclamato stato di agitazione

Il processo di riorganizzazione - secondo quanto appreso dai sindacati, che hanno già proclamato lo stato di agitazione - inizierà il prossimo aprile e procederà gradualmente per fasi. Un primo contatto tra lavoratori e azienda c'era già stato lo scorso dicembre, quando l'incontro al ministero dello sviluppo economico aveva però dato poche certezza. 

"È l'ennesima dimostrazione che in assenza di una strategia industriale del sistema Paese – le parole del segretario generale della Fim Cisl milanese, Christian Gambarelli - le multinazionali, anche quelle tecnologiche come Fujitsu, scelgono di andarsene perché ritengono che il mercato italiano non sia più affidabile e credibile. È tempo che si costituisca un tavolo generale di crisi per il rilancio degli investimenti e per salvaguardare la presenza delle grandi società e delle professionalità del nostro Paese".
 
 

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