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D&G, dopo l'assoluzione le scuse del Pd. Ma non di D'Alfonso

Bussolati: "Chiedo scusa a nome del Pd, qualcuno faccia altrettanto". D'Alfonso: "Si scusi per cose sue e non per conto terzi"

Gli stilisti Dolce e Gabbana sono stati assolti in cassazione, ergo non sono evasori fiscali per la legge italiana. Tutto finito? Nemmeno per idea: restano le ruggini della polemica con il comune di Milano, dopo una frase dell'assessore al commercio Franco D'Alfonso (secondo cui, più o meno, agli evasori il comune non avrebbe concesso spazi). "Comune di Milano fate schifo!", la replica non tanto garbata di Stefano Gabbana via Twitter, a cui era seguita una serrata per tre giorni dei negozi milanesi dell'azienda. All'epoca D'Alfonso aveva in parte fatto un passo indietro giustificandosi asserendo che si trattava di una conversazione privata e non di una intervista.

Dopo la sentenza d'assoluzione, Dolce e Gabbana hanno fatto sapere che avrebbero apprezzato le scuse della giunta. Sono arrivate - per ora - solo quelle di Pietro Bussolati, segretario metropolitano del Partito democratico: "Mi scuso io a nome della maggioranza", ha affermato mercoledì mattina. Bussolati ha poi invitato D&G alla cena di finanziamento del Partito democratico con il premier-segretario Matteo Renzi e ha aggiunto: "Qualcuno dovrebbe chiedere scusa, c'è stato un accanimento contro di loro".

Chiaro il riferimento all'assessore D'Alfonso. Che però non ha affatto gradito. "Bussolati si scusi per le sue cose, se ne ha. Chiedete a lui di cosa si deve scusare per suo conto", ha risposto stizzito ad alcuni giornalisti.

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