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Economia Chinatown / Via Paolo Sarpi

Chinatown: grossisti all'Ortomercato? La sinistra si divide

Sala (candidato a sindaco) ha proposto il trasferimento, ma esponenti Pd del quartiere non sono d'acccordo

Tra chi accelera e chi frena, si torna a parlare dei cinesi in via Paolo Sarpi. Tema antico che viene di tanto in tanto ripreso e ripercorso. Il punto dolente è soprattutto il commercio all'ingrosso, fiorente nella via (e in quelle limitrofe), con problemi di varia natura: dal traffico per il carico-scarico delle merci alla legalità da preservare e garantire. 

L'isola pedonale voluta dal centrodestra di Letizia Moratti doveva servire a "scoraggiare" queste attività, ma il commercio all'ingrosso non è cessato. Con molta prudenza, Giuseppe Sala (candidato a sindaco del centrosinistra) a provato a ipotizzare un trasferimento all'Ortomercato, che "gode" di diversi spazi inutilizzati. Più in periferia significa maggiore libertà per gli stessi grossisti di organizzare la loro attività senza "intralcio" verso nessun altro soggetto, ma anche maggiore possibilità di controllo. E significa anche liberare definitivamente un'area centrale della città da un aspetto contraddittorio rispetto alle politiche di centrosinistra: traffico, congestione, mezzi pesanti in centro.

Sull'altro piatto della biancia a "pesare" è la considerazione che il quartiere Sarpi è insediamento storico dei cinesi a Milano. «Sarebbe un gravissimo errore non riconoscerlo», è il parere di Donatella Capirchio, del Partito democratico, che dopo l'esperienza in Zona 1 si candida al consiglio comunale.

Dinamiche urbane consolidate "contro" pianificazioni per ottimizzare risorse e spazi? «Ci sono grossisti che non vogliono restare nel quartiere Sarpi, dobbiamo pensare a soluzioni alternative», spiega Pierfrancesco Majorino, anche lui candidato del Pd in consiglio comunale. Si discute, dunque, tra i democratici. Il centrodestra è invece nettamente contrario al trasferimento dell'attività dei grossisti, peché ha in mente un rilancio dell'Ortomercato in modo da farne una specie di "mercato open air".

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