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Economia

Corritore: "Non demonizziamo i derivati, sono stati usati male"

Le operazioni sui derivati hanno procurato seri danni economici al Comune. Per saperne di più abbiamo chiesto a Davide Corritore, consigliere comunale del Pd ed esperto di finanza. Ci racconta qui cosa sono, dove il Comune ha sbagliato e le possibili vie di fuga anticipata

Davide Corritore, vicepresidente del Consiglio Comunale e consigliere del Partito Democratico, ha una lunga esperienza in materia finanziaria. Dopo una laurea alla Bocconi in storia economica, ha lavorato per la gran parte della sua carriera in grandi banche internazionali, tra cui Citigroup e Deutsche Bank. Con lui abbiamo chiacchierato di derivati, del danno economico che stanno causando al Comune e delle possibili soluzioni.

Che cosa sono i derivati?

I derivati sono degli strumenti finanziari che permettono di cambiare la natura di un’operazione preesistente. Nel caso specifico di Milano, il Comune aveva in essere un’obbligazione a tasso fisso, cioè si era indebitata a tasso fisso per 30 anni. Con un derivato finanziario ha cambiato la natura dell’indebitamento da fisso a variabile:i tassi di interesse che Milano pagherà dipendono ora dall’andamento dei tassi di mercato: se questi salgono il Comune pagherà di più, se scendono dovrebbe pagare meno.
Con un derivato si cambia la natura di un prodotto finanziario preesistente.

Dov’è la “fregatura”, se c’è, in questo tipo di prodotti finanziari?

Il problema di questi prodotti è che possono esporre chi li sottoscrive a rischi importanti. L’embrione di questi prodotti risale addirittura al secolo scorso e hanno una finalità di “hedging”, ovvero di copertura. Copertura ovviamente da possibili rischi.
Facciamo un caso specifico: se un soggetto è indebitato a tasso variabile, ha il rischio che nel futuro i tassi di interesse possano crescere e quindi pagare di più. Un po’ come il mutuo a tasso variabile che può sottoscrivere qualsiasi privato che acquista una casa.
Utilizzare i derivati per proteggersi da questo rischio vuol dire convertire il tasso variabile in fisso.

La fregatura sta nel fatto che se il derivato viene usato nel modo sbagliato produce l’effetto opposto, in realtà aumenta i rischi. Questo è quello che è successo al Comune di Milano.
Il Comune fece un’operazione nel 2005 in cui si indebitò sul mercato a tasso fisso: a quell’epoca l’operazione era giusta, perché i tassi di interesse erano al minimo. L’errore clamoroso fu quello di trasformare con un derivato questo indebitamento da tasso fisso a variabile, ma essendo i tassi al minimo, nel futuro non avrebbero potuto fare altro che salire. Cosa che è puntualmente avvenuta e ha cominciato a far perdere denaro alla pubblica amministrazione.
L’anno scorso e quest’anno Milano ha contabilizzato tra i 10 e i 12 milioni di euro di perdita da derivati.

In realtà i derivati non sono strumenti “cattivi”…


Se posso fare un paragone i coltelli si prestano bene. Un coltello uno lo può usare per tagliare una bella e succosa bistecca oppure per ferire una persona.
Bisogna smetterla di demonizzare il prodotto in quanto tale, le cose dipendono sempre da come le utilizzi.

Cifre alla mano, è possibile stimare quanto costerà al comune questa operazione finanziaria quando i contratti scadranno?


Siccome ho un background finanziario faccio una premessa: amo parlare di numeri certi.
Quello che sappiamo è che allo stato attuale il Comune ha perdite annuali nell’ordine dei 12/13 milioni di euro, per il futuro dipende dai tassi di interesse. Il conto finale si potrà fare solo alla fine.

Considerando però che nell’ultimo anno e mezzo a causa della crisi i tassi sono stati ai minimi, non potranno far altro che risalire…

Si quest’anno sono stati ai minimi. Ma non è neanche questo il problema: sono state fatte tutta una serie di operazioni negli anni di ristrutturazione sul derivato che Milano ha stipulato nel 2005, che hanno creato un meccanismo tale per cui se i tassi di interesse sono sotto un certo livello Milano non ne beneficia, se salgono si comincia a perdere.
Si è creato un meccanismo per cui siamo esposti ai tassi in fase rialzista ma non beneficiamo se dovessero calare. Per questo è una situazione pericolosa.
Un’altra certezza che rimane è che, indipendentemente dai tassi, Milano paga le banche 100 milioni di euro di commissione occulte, una cifra che viene spalmata nel tempo fino alla fine del contratto.
Questi 100 milioni sono anche il motivo per cui la magistratura milanese ha sequestrato beni mobili e immobili alle banche che hanno venduto al comune i derivati.
Ultimo problema, sempre considerando solo le certezze. Oggi noi abbiamo un valore di mercato delle operazioni in essere, quello che si chiama mark to market, che se Milano volesse chiudere l’intera operazione ci sarebbero più di 250 milioni di valore negativo.

Che impatto hanno sulla vita concreta dei cittadini le perdite e le spese collegate ai derivati che il Comune sta sostenendo?


Quest’anno, per esempio, il Comune di Milano ha aumentato le rette per gli asili e ci saranno altri aggravi per il cittadino: o taglio dei servizi o maggiori costi. Basti pensare poi che la maggiorazione delle rette degli asili non copre neanche 1/6 delle perdite sui derivati dell’amministrazione pubblica locale.
Certo quindi che c’è un effetto concreto sulla vita del cittadino: per poter contabilizzare a bilancio le perdite è necessario tagliare altre voci di spesa.

C’è un fatto però che mi preme sottolineare e non c’entra con la finanza, ma è un problema di responsabilità della politica. Queste operazioni che sono state fatte a Milano e in altre parti di Italia, sono state fatte con lo scopo di spalmare nel futuro i debiti, cioè di modificare una situazione debitoria esistente allungando le rate spalmando il debito sui mandati e sulle generazioni future.
Si crea quindi una situazione per cui durante il proprio mandato si alleggerisce il debito e quindi si ha a disposizione più risorse, ma i debiti e le responsabilità vengono scaricati sul futuro. E’ una cosa che io trovo di grande irresponsabilità.

Gli advisor sono solitamente società o banche che consigliano enti o privati cittadini in materia di operazioni finanziarie: a Milano gli advisor del Comune sulle operazioni sui derivati sono state le stesse banche che questi strumenti glieli hanno venduti. Com’è possibile questo? Non esiste una normativa che proibisca queste pratiche?


C’è un chiaro conflitto di interessi che è stato sottolineato anche dalla Corte dei Conti, peraltro con delle contestazioni anche della Procura della Repubblica. Nel caso specifico di Milano poi, chi ha fatto sottoscrivere al Comune determinati prodotti lo ha fatto in un modo che era molto utile a se stesso e poco all’amministrazione pubblica.
E’ evidente che il Comune non avrebbe dovuto cadere in questo tipo di errore, ma dopotutto questa è l’Italia in cui tutto si mischia. Questo tipo di pratiche tra l’altro si verificano anche a livello di famiglie: in banca chi ti consiglia su come investire i tuoi risparmi poi ti vende i propri prodotti.

La separazione netta tra chi vende i prodotti e chi consiglia sulle scelte va fatta in Italia, dovrebbero essere eretti due muri altissimi tra questi due tipi di servizi. Chi ti consiglia non può e non deve avere interessi in ciò che ti vende: si snatura il valore e l’indipendenza di un consiglio così facendo.

Esiste un modo per il Comune di rescindere prima del previsto questi contratti? Di tirarsi indietro e ariginare la perdita?

Noi abbiamo anticipato una proposta che io sto per finire di scrivere e che a breve verrà depositata direttamente presso l’ufficio del sindaco. Sostanzialmente è una proposta che suggerisce di sfruttare il momento di tassi di interesse bassi per evitare poi rischi futuri proprio su questi ultimi.
La proposta è quella di fare sul mercato e sulle operazioni già in essere, anche magari con il Tesoro, un derivato uguale e contrario a quello esistente: ritrasformare l’indebitamento del comune per i prossimi 27 anni in tasso fisso, sfruttando anche il momento di tassi bassi attuale.

L’idea e la proposta è chiaramente di fare questa nuova operazione sul mercato e con il Tesoro perché con le banche che hanno venduto i derivati alla pubblica amministrazione ci sono ora dei contenziosi aperti, giudiziari. Il Comune ha fatto causa a queste banche. Per di più c’è anche un’indagine penale e un probabile processo: è dura andare a discutere una conversione del tasso da variabile a fisso con chi è indagato per averti truffato!

Questa nostra iniziativa, riconvertire il tasso da viariabile a fisso, permetterà al Comune di sapere con certezza quanto sarà l’esborso annuo per l’indebitamento da qui alla scadenza del contratto derivato. Tutto quello che poi potrebbe arrivare come risarcimento dalle cause con le banche, sarà flusso finanziario in più che potremo aggiungere alle casse del comune.

Questi prodotti finanziari sono stati venduti a diversi enti locali, dalle grandi città ai piccoli comuni, si potrebbe parlare quindi di un “sistema”? O si tratta solo di alcuni singoli banchieri/bancari che hanno approfittato dell’inesperienza finanziaria dei comuni?

Allora tanto per farci un’idea ci sono in essere 36 miliardi di euro di operazioni sui derivati costruite negli ultimi anni per circa 600 comuni italiani, con un valore negativo complessivo per tutti oggi sconosciuto, ma che si potrebbe stimare in qualche miliardo di euro.
Come si è generato questo fenomeno? Semplice. La prima finanziaria di Tremonti nel 2002 consentì ai comuni di aprirsi alle operazioni sui derivati. Da quel momento in poi alcune banche, che si specializzarono proprio su questi nuovi strumenti finanziari, cominciarono a fare delle offerte in serie a tutte le pubbliche amministrazioni.

Nell’ultimo periodo sono stato chiamato da diversi enti locali che avevano acquistato questi prodotti e ho fatto loro consulenza gratuita: ho verificato che in diverse regioni la stessa operazione, stessa natura, stessi parametri, stessi benchmark è stata utilizzata su comuni a 50km l’uno dall’altro, in serie, un casello dietro l’altro. C’è un’autostrada di derivati in Italia.
E’ stato battuto il territorio a tappeto, per vendere questi prodotti, soprattutto perché queste operazioni hanno generato ingenti somme di consulenze occulte, siamo nell’ordine dei 2/3 miliardi di euro.

Per alcuni comuni, in particolare quelli piccoli, è comprensibile come siano stati allettati da meccanismi che garantivano cassa subito. Per quanto riguarda realtà come il Comune di Milano è difficile parlare di inesperienza finanziaria.
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