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Economia

Ikea, scioperano i dipendenti di Corsico: chiedono il reintegro della mamma licenziata

Diversi dipendenti del negozio alle porte di Milano hanno protestato martedì 5 dicembre

Nella mattinata di mercoledì 5 dicembre i dipendenti di Ikea hanno incrociato le braccia e scioperato fuori dal grande magazzino di Corsico. Il motivo? Due licenziamenti del colosso svedese. Il primo proprio nel punto vendita alle porte di Milano dove la multinazionale aveva lasciato a casa Marica Ricutti, donna di 39 anni, cacciata per, aveva denunciato la Filcams Cgil, problemi nel far conciliare la vita privata - due bimbi piccoli, di cui uno disabile, a casa - e i turni di lavoro; il secondo a Bari dove l'azienda aveva licenziato Claudio, padre di due bambini, per essersi trattenuto qualche minuto in più durante una pausa, avevano spiegano dalla Uiltucs.

Sciopero Ikea Corsico (foto Fiom Cgil Milano/Fb)

L'obiettivo del presidio a Milano — indetto da Rsu Ikea Corsico, Filcams Cgil Milano e Uiltucs Milano.  — è uno solo: "Sostenere la richiesta di ritiro del licenziamento di Marica e ribadire che il livello di civiltà di un’azienda si misura da come tratta i propri dipendenti", spiegano i sindacati con una nota congiunta.

"Gli orari in Ikea — continuano i sindacati — sono generati da un algoritmo che non tiene conto di necessità ed esigenze individuali e chi, fisicamente, assegna i turni segue lo stesso criterio — precisano i sindacati —. Vogliamo ribadire con forza che questo modello non ci piace, i diritti non sono un’operazione di marketing ma la linea di confine fra civiltà e barbarie".

La posizione di Ikea

Mercoledì 29 novembre il colosso svedese aveva diramato una nota con cui spiegava la sua verità su Marica. "L’azienda si è sempre dimostrata disponibile a concordare le migliori soluzioni, per contemperare le necessità della lavoratrice con le esigenze connesse al suo lavoro", ma — aveva spiegao l'azienda — "negli ultimi otto mesi la signora Ricutti ha lavorato meno di sette giorni al mese e, per circa la metà dei giorni lavorati, ha usufruito di cambi di turno e spostamenti di orario, concordati con i colleghi e con la direzione del negozio". 

"Nell’ultimo periodo, in più occasioni, la lavoratrice — per sua stessa ammissione — si è autodeterminata l’orario di lavoro senza alcun preavviso né comunicazione di sorta, mettendo — sottolineava Ikea — in gravi difficoltà i servizi dell’area che coordinava e il lavoro dei colleghi, creando disagi ai clienti e disservizi evidenti e non tollerabili. Di fronte alla contestazione di tali episodi e alla richiesta di spiegazioni da parte dei suoi responsabili su questo comportamento — proseguiva la nota — la signora Ricutti si è lasciata andare a gravi e pubblici episodi di insubordinazione". 

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