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Si spegne il "compagno inseparabile" di don Verzè: "Ci mancherà"

Mario Cal, suicida a 71 anni, era da decenni l'anima finanziaria del San Raffaele. Aveva già superato un momento buio: nel 1994, in piena tangentopoli, rimase in galera un giorno e una notte

Mario Cal, 71 anni, suicida stamane, da oltre trenta anni amico e braccio destro del presidente del San Raffaele, don Luigi Verzé, era il vero e proprio regista delle finanze della Fondazione Monte Tabor, che oggi rischia di fallire a causa del maxi-debito da quasi un miliardo di euro del gruppo ospedaliero. Cal, sposato, senza figli, era veneto proprio come don Verzé, e chi lo conosceva bene racconta all'ANSA il legame fortissimo che univa i due, tanto da definirli "gemelli siamesi", inseparabili.

E, secondo alcuni osservatori, ciò che avrebbe portato il vicepresidente del San Raffaele a togliersi la vita sarebbe stato proprio lo spettro del crack: "Potrebbe non aver retto il peso delle responsabilità che stavano emergendo", hanno commentato. La carriera lavorativa di Cal a Milano inizia nel ciclismo, alla Bianchi Colnago, come manager sportivo. Successivamente gestisce anche un impianto sportivo, l'Accademia del Tennis di Milano, insieme ad alcune altre piccole iniziative imprenditoriali. E' in questo periodo che conosce don Verzé, e ne diventa il contraltare: "Se don Luigi è più riflessivo, Cal era gioviale e spontaneo, capace di far sorridere persone anche nei momenti di difficoltà".

Chi lo ha frequentato lo descrive come "un grande mediatore, anche a livello dei consigli di amministrazione; riusciva a 'portare a casa' il massimo dalle situazioni complesse, a volte addirittura l'insperato". Ma era anche visto come "una persona gioviale, di ottima compagnia; abitava in una zona centralissima di Milano, e fino a poco tempo fa si concedeva una pausa pranzo di un'ora e mezza in cui andava sempre in un'osteria dietro la Rai, a mangiare qualcosa e fare partita a briscola con vecchi amici di sempre, per poi tornare al lavoro fino alle 20".

Nel 1994 Cal viene travolto dagli scandali di Tangentopoli: fa un giorno e una notte di galera insieme all'allora direttore amministrativo del San Raffaele Vincenzo Mariscotti, "ma poi di quella vicenda non si è più saputo niente", commenta chi lo conosceva. Negli ultimi 10 anni, Cal aveva ottenuto la delega pressoché totale per la guida del San Raffaele dal punto di vista finanziario. Settimana scorsa, dopo la soluzione per salvare l'ospedale dai debiti che ha coinvolto il Vaticano, aveva cominciato a portar fuori i suoi effetti personali dall'ufficio che ha occupato per più di 30 anni. Chi lo ha visto in quei giorni racconta che "vedere un uomo come lui che portava fuori le sue cose fa sempre molta impressione, c'era una certa comprensibile tristezza, ma non vedevi certo volto la sconfitta sul suo volto".

Quando è iniziato il calvario al San Raffaele, e le manovre per avviare un piano di salvataggio, Cal sentiva addosso "una responsabilità che certamente aveva, ma che era anche certamente condivisa. Questo ha pesato non poco" sul suo gesto estremo di oggi, "così come l'idea che l'opera che lui ha costruito insieme a don Verzé sarebbe stata portata avanti da altri" (ansa).

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