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Economia Sesto San Giovanni

Magneti Marelli diventa giapponese: ceduta da Fiat per 6,2 miliardi

La storica società di Sesto San Giovanni, che oggi ha la sua sede a Corbetta, non è più un'azienda del gruppo Fca. Che perde il know how sulla guida senza conducente e sul motore elettrico

Diventa giapponese la Magneti Marelli, storica azienda milanese: il gruppo Fca (Fiat Chrysler Automotive) l'ha ceduta a Calsonic Kansei, controllata dal fondo di private equity statunitense Kkr dal 2017 (prima era di Nissan), per 6,2 miliardi di euro. L'annuncio è della mattinata del 22 ottobre dopo mesi di trattativa e messa a punto dei dettagli.

La società di componentistica conta oggi circa 43 mila dipendenti nel mondo di cui quasi 10 mila in Italia, divisi tra la sede di Corbetta (Milano) e gli stabilimenti, 85 in tutto il mondo, grazie a cui Magneti Marelli è in grado di fornire case automobilistiche ovunque. Il closing finanziario è dato per la metà del 2019: occorre infatti che le atuorità che si occupano di concorrenza vaglino l'accordo tra Fca e Kkr.

I dubbi di Marchionne e le certezze di Manley

L'azienda sta mettendo a punto la produzione di sensori per le auto senza guidatore, un settore in cui è a un livello molto avanzato nella ricerca: motivo per cui il Lingotto, finché era guidato da Sergio Marchionne, non voleva "liberarsi" della società. Mike Manley, che ha preso il posto di Marchionne come amministratore delegato dopo la morte del manager italo-canadese, ha invece deciso altrimenti: Magneti Marelli continuerà a fornire le case del gruppo Fca (come tante altre), ma lo farà da una posizione separata dal gruppo, che dalla vendita ha riscosso denaro utilie per le casse. 

L'accordo tra Fca e Magneti Marelli garantisce anche, tra l'altro, la tenuta occupazionale in italia, con decine di stabilimenti collegati. E questo ha prodotto reazioni positive da parte dei leader sindacali. L'accordo "può rappresentare un'occasione di crescita e sviluppo", afferma Marco Bentivogli della Fim-Cisl, mentre Francesca Re David di Fiom-Cgil plaude alla possibile "crescita dimensionale" e alla "maggiore solidità" pur chiedendo un confronto sul futuro del gruppo. Infine Rocco Palombella di Uilm-Uil accoglie "positivamente le dichiarazioni dell'azienda" sulle ricadute occupazionali.

Le conseguenze per Fca

Il fondo Kkr aveva offerto 5 miliardi di euro ma Fca aveva respinto l'ipotesi: da lì si è arrivati alla nuova cifra, 6,2 miliardi, che potrebbero dare linfa al piano d'investimenti di Fca da 45 miliardi nel quinquennio 2018-2022 presentato da Marchionne a giugno 2018, sebbene quel piano non prevedesse affatto la vendita di Magneti Marelli. Di fatto, questa cessione sposta il baricentro dello sviluppo e della ricerca di Fca verso gli Stati Uniti: una "fuga" dal Paese? 

L'unione di Magneti Marelli e Calsonic Kansei "crea" un gruppo da oltre 15 miliardi di fatturato annuo e c'è da scommettere che la ricerca sulla componentistica per auto ne guadagnerà. 

Il motore elettrico e Fca

Della guida senza conducente s'è detto. Ma Magneti Marelli avrebbe potuto essere il pilastro dei motori elettrici del gruppo Fca, per i quali il gruppo stesso ha pianificato 9 miliardi d'investimenti nel 2018-2022. Magneti Marelli fornisce già i motori elettrici in Formula E, e Fca è drammaticamente in ritardo sulla propulsione a energia elettrica. Gli analisti si chiedono quindi come mai Fca rinunci a realizzare il suo futuro elettrico all'interno del gruppo, cedendo ai giapponesi proprio il suo "gioiello" in fase avanzata di ricerca su quello che per molti è il futuro dell'automotive. 

La storia di Magneti Marelli

E' tutta milanese la storia di Magneti Marelli: l'azienda fu fondata nel 1919 come joint venture tra Fiat e Ercole Marelli. Quest'ultima era stata fondata nel 1891 (e sarebbe stata chiusa nel 1993) dall'ex operaio da cui aveva preso il nome. Le iniziali produzioni riguardavano ventilatori e piccoli motori elettrici.

Magneti Marelli ereditò da Ercole Marelli lo stabilimento di Sesto San Giovanni producendo magneti per l'aviazione e i motori a scoppio. La produzione si sviluppò poi all'intera componentistica per automobili (bobine, batterie, centraline, strumentazione di bordo, alternatori, sistemi di accensione e scarico, sospensioni e così via), ma non si limitò all'automotive. Ad esempio a Sesto si produssero anche radio e televisioni col marchio Radio Marelli. 

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