Francesco Messina, la natura, la bellezza
“Un esempio sublime di bellezza femminile. Non le parlo da uomo, le parlo da artista”. Questo erano le danzatrici per lo scultore Francesco Messina: “La danza divinizza la donna. Sono amico della Fracci, di Aida Accolla e di Luciana Savignano. In loro ho trovato una grande comprensione artistica e umana, superiore a quella di molti colleghi scultori”.
Le tre muse di Messina, insieme con i loro ritratti in bronzo e terracotta policroma ad opera dello scultore, ancora per qualche giorno sono protagoniste allo Studio-museo Francesco Messina di via San Sisto 4/A, insieme con le fotografie di Gianluca Balocco, che le ritraggono oggi, uniche nella loro bellezza non omologata, plasmate e nobilitate dalla Natura, che ha fatto il suo corso riflettendo ed esaltando nei loro corpi il vigore e l’esperienza delle loro vite.
Le tre ballerine sono “Belle di Natura” perché la Natura si esprime in loro in tutte le sue fasi e l’artista Messina, come il fotografo Balocco oggi, sanno cogliere nella loro raffigurazione un ordine naturale delle cose nella bellezza caotica e tumultuosa della materia.
La Natura, dunque, è protagonista ed è al centro dello spazio: un enorme arazzo verde petrolio, raffigurante vari tipi di vegetazione, percorre in verticale tutto lo spazio della ex chiesa che Francesco Messina ottenne in comodato d’uso e restaurò a sue spese, adibendola a suo studio e spazio espositivo per le sue opere e, nella sua volontà, per quelle di artisti contemporanei.
Il canadese Zachari Logan, l’autore dell’arazzo, è uno di loro: anche lui si rifà al classicismo naturalistico per affermare la vita propria della Natura, indifferente alle manipolazioni degli uomini, che anzi possono investigare la loro identità collocando se stessi nel paesaggio naturale e studiandola come si trattasse di una specie vegetale. Un serie di disegni botanici in cui Logan inserisce elementi antropomorfi, o anche se stesso nella sua nudità, ci raccontano questo percorso.
Ma dove tutto questo? A venti metri dal viavai del Carrobbio, in via San Sisto 4, nella ex chiesa di San Sisto dove Francesco Massina trasferì il suo studio quando lasciò Brera e l’insegnamento. Alla sua morte lo studio-museo del Maestro tornò nella disponibilità del Comune, insieme con un lascito di 80 sculture e 26 opere grafiche, che sono esposte nella navata e cripta della ex-chiesa e nei locali della canonica, dove, al secondo piano, sotto un grande lucernario, Messina aveva trasferito la sua fucina creativa.
Un luogo da scoprire, sospeso tra il tempo di Messina e la contemporaneità rappresentata dagli artisti che trovano spazio e attenzione grazie all’impegno della direzione del Museo, che si propone di favorire questo dialogo fra il Maestro e i giovani artisti emergenti.