Stop omofobia in Russia e Cecenia: manifestazione al consolato della Federazione russa
Campi di prigionia per omosessuali in Cecenia, regione della Federazione russa. Secondo diversi attivisti e organi d'informazione, è in atto una persecuzione senza precedenti nelle carceri cecene nei riguardi degli omosessuali, con arresti indiscriminati e torture. Per prima ne ha dato notizia il giornale russo "Novaya Gazeta", quello in cui scriveva la giornalista Anna Politkovskaja, oppositrice del regime di Vladimir Putin e uccisa nel 2006.
Il gruppo "Sentinelli di Milano" ha organizzato un presidio non lontano dal consolato generale della Russia a Milano, in piazza Esquilino (zona San Siro, M5 Segesta, M1-M5 Lotto), per martedì 18 aprile 2017 dalle otto e mezza di sera in poi. Inizialmente i "Sentinelli" avevano chiesto di manifestare davanti al consolato, in via Sant'Aquilino, ma la questura di Milano ha deciso di "dirottare" la manifestazione.
«Si parla e si scrive di arresti e torture in una regione dove l'omofobia è particolarmente grave. A questo si aggiunge il clima persecutorio in atto da anni nella Russia di Vladimir Putin», scrivono i "Sentinelli": «Vi invitiamo a venire e portare con voi un lumino, una candela o una torcia. Portate qualcosa che dia luce a quanto sta succedendo lontano da noi, ma che ci riguarda tutti».
La politica si sta muovendo. Il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova (Radicali Italiani) ha scritto su Twitter: «Attivati uffici #Farnesina per informazioni su situazione #gay in #Cecenia e sulla denunciata inaccettabile violazione dei diritti umani». I deputati Pd Lia Quartapelle, Alessandro Zan e Elena Carnevali hanno depositato un'interrogazione alla Camera in cui si richiama l'attenzione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (in visita in Russia) sulle notizie che giugnono dalla Cecenia.
Alcune fonti parlano addirittura dell'esistenza di un vero e proprio "campo di concentramento" per omosessuali in Cecenia, vicino al confine con lo Stato della Georgia. La prigione segreta si troverebbe invece nella città di Argun, non lontano da Grozny, in un edificio ufficialmente abbandonato dal 2001.
Decisamente inquietante il modo in cui il portavoce del presidente ceceno Ramzan Kadyrov (nella foto di Government.ru con Vladimir Putin) ha smentito la notizia. Il portavoce ha sottolineato che in Cecenia «non ci sono omosessuali» e ha anche aggiunto che, se ci fossero, non ci sarebbe bisogno di arrestarli perché «i loro familiari li invierebbero in posti da cui non potrebbero fare ritorno».
Il Russian Lgbt Network ha organizzato un piano di evacuazione per gli omosessuali ceceni che rischiano di essere catturati o che sono sopravvissuti alle detenzioni di massa e, in collaborazione con il movimento Lgbt All Out, ha lanciato una campagna per la raccolta fondi per mettere in salvo questi uomini. «Per noi, la cosa più importante in questo momento è evacuare il maggior numero di persone possibile e salvare vite umane. Il nostro team sta facendo anche l’impossibile per raggiungere questo risultato. Inoltre, vogliamo che la Russia intervenga per impedire queste uccisioni e svolgere un’indagine adeguata. Non è più giustificabile restare in silenzio quando delle persone sono state sequestrate, torturate e uccise», ha dichiarato Svetlana Zakharova, responsabile comunicazione del Russian Lgbt Network. «Quello che sta accadendo in Cecenia è una vergogna», ha affermato Matt Beard, direttore esecutivo di All Out. «La nostra priorità è di aiutare a mettere in salvo il maggior numero possibile di persone, prima che sia troppo tardi».
«La necessità di preservare gli equilibri geopolitici con la Russia non insabbi il ricorso storico messo in atto dalle autorità cecene. Chiediamo che siano attivate tutte le iniziative urgenti e necessarie per l'invio di osservatori internazionali nella regione e concedendo immediatamente asilo ai sopravvissuti e alle vittime potenziali di questa follia», hanno dichiarato Leonardo Monaco e Yuri Guaiana dell'Associazione Certi Diritti.
A parte le notizie recenti dalla Cecenia, è bene ricordare che in Russia, dal 2013, vige una legge che vieta la «propaganda omosessuale» (non meglio specificata) con la scusa di tutelare i minori. Di fatto chiunque parli in pubblico di diritti Lgbt in Russia può essere denunciato alle autorità con l'accusa di questa "propaganda" e rischiare fino a 15 mila euro di multa.